La malattia di Parkinson non ha ancora una cura risolutiva ma gli approcci terapeutici più recenti hanno evidenziato l’importanza per il clinico di operare in team e l’utilità dell’attività fisica e della riabilitazione per un più moderno e razionale approccio alla malattia. È questo il pensiero del Alfredo Berardelli, Presidente Accademia LIMPE-DISMOV; Dipartimento Neurologia e Psichiatria, Sapienza Università di Roma.

Ogni anno in Italia circa 6 mila persone vengono colpite dalla malattia di Parkinson e in un caso su quattro hanno meno di 50 anni. Rimanere attivi il più a lungo possibile può prevenire il Parkinson. Le ultime evidenze scientifiche dimostrano, infatti, che chi pratica regolarmente un’attività fisica ha un rischio inferiore del 43% di sviluppare la malattia di Parkinson, mentre i parkinsoniani che continuano a praticare attività fisica e sport non solo mantengono nel tempo una migliore autonomia ma presentano anche una evoluzione più lenta e meno invalidante rispetto a quelli che conducono una vita più sedentaria. “Una prospettiva multidisciplinare nella gestione delle persone con malattia di Parkinson e le terapie farmacologiche più avanzate aiutano a gestire la malattia per lungo tempo, mentre l’attività sportiva, le terapie fisiche e riabilitative e piccoli cambiamenti nello stile di vita possono facilitare la gestione del Parkinson, la mobilità dei pazienti e quindi la loro autonomia – dichiara Berardelli. Nelle persone con malattia di Parkinson, infatti, l’esercizio fisico può aiutare a migliorare l’equilibrio e ridurre del 70% le cadute, che sono la loro più comune causa di accesso al pronto soccorso”.

“Uno studio ha valutato, un ampio campione di pazienti italiani affetti da malattia di Parkinson, la frequenza delle cadute e i possibili parametri clinici associati o predittivi del rischio di caduta – dichiara Giovanni Abbruzzese, Presidente della Fondazione LIMPE per il Parkinson Onlus – La ricerca si è svolta in 19 centri italiani che hanno arruolato 544 pazienti affetti da malattia di Parkinson e 301 soggetti di controllo. I risultati preliminari hanno evidenziato che il 42% dei pazienti italiani con malattia di Parkinson cade almeno una volta l’anno (media 23 cadute) rispetto al 17% dei soggetti di controllo. Numerosi fattori (età, durata e gravità di malattia, stato cognitivo, presenza di disturbi del cammino, presenza di ansia e depressione) sono associati al rischio di cadere, ma soprattutto la durata della malattia e alcuni specifici disturbi del cammino risultano essere predittivi. L’identificazione di fattori predittivi del rischio di caduta appare fondamentale al fine di programmare interventi preventivi o trattamenti riabilitativi specifici”.

Testimonial d’eccezione della Giornata della Malattia di Parkinson 2015 è il campione olimpico Jury Chechi, che ha voluto trasferire in questa iniziativa la sua esperienza di campione nello sport e nella vita.

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“Sull’importanza dell’attività fisica stiamo lavorando con entusiasmo già da alcuni anni con AbbVie per sviluppare progetti che aiutano le persone con Parkinson a partecipare attivamente e consapevolmente alla cura della propria salute – dichiara Jury Chechi -. Esperienze che mi hanno consentito di verificarne i benefici e spinto a proseguire con convinzione nell’impegno in favore delle persone con Parkinson. Si può essere campioni anche nelle vite più complicate e sono sicuro che in ognuno di noi ci siano quelle risorse incredibili che possono aiutare a superare i momenti difficili con forza e determinazione”.