Tre cristalli di neve tatuati sul braccio rappresentano le sue passioni: le distese innevate e i suoi tre bambini. Un tatuaggio dopo la nascita di ogni figlio, il primo nel 2007, anche per coprire una cicatrice. Il grande slalomista Giorgio Rocca ha lasciato le piste ma non dimentica il suo amore per l’aria libera e la natura.

“Ho vissuto e vivo di natura. È difficile oggi essere ecologisti, ma cerco di esserlo il più possibile anche per dare un esempio ai miei figli”, precisa Rocca.

Praticando lo sci, Giorgio Rocca è stato spesso obbligato a indossare materiali sintetici per questioni tecniche, oggi però evita i pile e le tute con tessuti acrilici. “A me piacciono le fibre naturali, il cotone, la lana. E tutto questo cerco di trasmetterlo ai miei bambini ai quali regalo giocattoli di legno piuttosto che in plastica”. Vivere in armonia con i ritmi della natura per lui è possibile: per Rocca la qualità della vita è stare bene, evitare lo stress dell’auto, abitare vicino al posto in cui lavora, e avere tempo da dedicare alle cose a cui tiene davvero.

“Il massimo sarebbe vivere dove non c’è inquinamento, in una casa il più possibile bio, tutta in legno, dove non si spreca carburante… La qualità della vita è fatta anche di piccole cose: è importante mangiare cibi sani, incide sul proprio benessere – spiega Rocca –. È importante anche come si mangia, gustare i cibi con calma evitando di pensare a tutt’altro”.

Di lui in molti hanno scritto, parecchi lo hanno intervistato. Tanto è stato detto del campione ma poco dell’uomo Rocca, e pochissimo del nuovo Giorgio, nato quando ha lasciato l’agonismo. Il nuovo Giorgio non è più soltanto un ragazzo sportivo, è ormai un uomo che si occupa dei propri figli e s’impegna particolarmente nel lavoro. Continua a fare il carabiniere, ma si dedica a tanti progetti: collabora con la F.I.S.I., fa l’imprenditore, e vuole sfruttare l’esperienza dei suoi anni da campione nel miglior modo possibile.

Lo hanno definito poco sorridente. “Sono molto controllato, ho sempre avuto paura d’esser giudicato in maniera sbagliata dai giornalisti, e quindi nelle interviste mi apro realmente solo con pochi”, chiarisce Rocca. Chi lo conosce bene, però, lo considera divertente, sorridente e carismatico.

Oggi il suo look è cambiato. Non più capelli cortissimi, ma lunghi riccioli che incorniciano il volto; gli occhiali da vista modaioli con montatura in celluloide, poi, gli danno un aspetto nuovo. Anche l’abbigliamento è diverso: giacca in fustagno e trench impermeabile.

“Se dovessi scrivere un’autobiografia, parlerei di cose che pochi sanno, che in pochi conoscono bene – racconta Rocca –. Scriverei degli alti e bassi legati agli infortuni e a come il superamento di questi mi ha fatto diventare più forte sia come atleta che come uomo. Dopo un infortunio si ritorna a essere uno dei tanti, e si riemerge solo puntando sulla forza del carattere.

Un atleta, poi, è abituato a primeggiare, e lo sport tante cose non le insegna. Non t’insegna la quotidianità, non ti insegna a rapportarti con la gente in maniera rilassata, non competitiva, non t’insegna a stare con gli altri senza cercare la vittoria in ogni momento del giorno”.

Lui, che parecchie volte è salito sul podio e vanta ben 11 vittorie, oggi, a 35 anni, dopo essere divenuto padre, mette lo sci al 2° posto, perché al 1°, ovviamente, stanno i suoi bambini. Al 3° posto, poi, c’è il lavoro.

La scuola di sci Eleven by Giorgio Rocca ha questo nome per ricordare le sue 11 vittorie. Si tratta di una scuola speciale, con maestri formati da lui e con atleti che hanno gareggiato con successo.

La Giorgio Rocca Ski Academy è un’accademia di perfezionamento che permette a sciatori di buon livello di esercitarsi insieme a Rocca nelle piste di Livigno, di Coumayeur, della Val Gardena e di Cortina. “Scio con gli allievi per due giorni, affiancato da un atleta che ha gareggiato insieme a me per la coppa del mondo – spiega Rocca –.  Durante la giornata si fanno delle riprese video e la sera le esaminiamo insieme, così gli allievi hanno un confronto visivo e io posso spiegare meglio come lavorare sui difetti.

Quando gareggiavo, ho ideato insieme al mio allenatore una tecnica legata all’ipnosi che aiuta a gestire le emozioni, a controllare le energie e sfruttarle al meglio. Stringendo i bastoncini, ad esempio, riuscivo a isolarmi dalla realtà, era come se entrassi in un tunnel, per concentrarmi solo su quello che stavo facendo. Senza lasciarmi influenzare da persone, pensieri o insicurezze. Questo non è semplice da trasferire, ma è ciò che vorrei insegnare. Mi piacerebbe, poi, trasmettere la capacità di guardarsi intorno e di capire quanto siamo fortunati a praticare uno sport che ci immerge in una natura meravigliosa quale è quella della montagna”.

Un’altra esperienza lavorativa di Rocca è la collaborazione con la Federazione Italiana Sport Invernali e con la scuola Tecnici Federali, nella quale si occupa della formazione di nuovi maestri e di allenatori di sci alpino appartenenti a club nazionali e internazionali. In Svizzera, poi, ha un’attività in cui promuove, sia per la  farmaceutica che per lo sport, prodotti utilizzati da lui stesso nel corso della propria carriera.

“L’esperienza che mi ha creato più emozione nella mia vita agonistica è quella del giuramento durante i Giochi Olimpici Invernali di Torino, nel 2006 – ricorda Rocca –. Avevo il cuore in gola, come non mi era mai successo durante una gara, non tanto per quello che ho letto e giurato davanti a milioni di persone, ma per l’orgoglio di sentirmi vero portatore della bandiera italiana.

Da bambino non immaginavo di poter diventare un campione: non ero un fuori classe, c’erano ragazzini molto più bravi di me. La volontà e l’impegno, però, mi hanno aiutato. Io sono un atleta costruito, sono arrivato al successo con tanto, tanto lavoro. Tutto si può fare, tutto si può avere, l’importante è crederci”.