Viva il vino spumeggiante


Nel bicchiere scintillante,


Come il riso dell’amante


Mite infonde il giubilo!


Viva il vino ch’è sincero


Che ci allieta ogni pensiero,


E che annega l’umor nero,


Nell’ebbrezza tenera.

Brinda e canta così compare Turiddu nella Cavalleria Rusticana.

Si apre il sipario ed ecco in scena le “opere” delle cantine Valenti:

 

bottiglie 

Malavoglia (Grecanico 90%, Cataratto 10%), Norma (Nerello Mascalese 98%), Nerello Cappuccio 2%), Puritani (Nerello Mascalese 100%) ed Enrico IV (Carricante100%). “I nostri vini e le nostre etichette rappresentano la sicilianità: Vincenzo Bellini, Pirandello, Giovanni Verga. “Nulla è lasciato al caso – precisa Giovanni Valenti, proprietario della cantina -. I Malavoglia, il romanzo più conosciuto dello scrittore siciliano Giovanni Verga, si collega con Acitrezza e con i faraglioni. E quindi anche con Ulisse che ubriacò Polifemo per cavargli l’unico occhio e riuscire a fuggire: pure nell’Odissea si parlava dei vini dell’Etna! Le opere Norma e Puritani, poi, sono indissolubilmente legate a Catania, patria del compositore Vincenzo Bellini. E pochi sanno che nella prima metà dell’Ottocento i rivoluzionari siciliani avevano scelto proprio famigliaI Puritani come loro inno di battaglia. E poi c’è Enrico IV, commedia dell’agrigentino Luigi Pirandello che affronta il tema, caro all’autore, del rapporto, complesso e alla fine inestricabile, tra personaggio e uomo, finzione e verità”.

Nelle brochure, insieme alla scheda tecnica dei vini, c’è anche il sunto delle opere cui si fa riferimento. “Questa è una mia idea, per veicolare un po’ la cultura. Chi legge la storia di Enrico IV, ad esempio non può poi procurarsi il testo per andarsi a leggere tutta la commedia. Norma, molti ne parlano, ma pochi ne conoscono la trama, Non ho messo però il sunto dei Malavoglia perché è triste, troppo triste”.

L’idea di Giovanni Valenti nasce anche dalla sua passione per il teatro: ha lavorato nel Piccolo Teatro di Roma, e il fratello, noto scenografo, ha diretto parecchi teatri e ha partecipato a Siracusa all’allestimento delle rappresentazioni classiche.

logoSulle etichette delle creazioni Valenti si fa riferimento al Liotro, l’elefante simbolo di Catania: ci sono due pachidermi che si fronteggiano e reggono la lettera A, che sta per Sant’Agata, vergine e martire, patrona della città.

La cantina è a Passopisciaro. I vigneti di proprietà si trovano sulle pendici dell’Etna, tra i 700 e i 1000 metri. I preziosi minerali e le sostanze nutritive presenti in questi terreni conferiscono ai vini un sapore e un aroma davvero caratteristici. “Il terreno vulcanico con presenza di detriti lavici danno ai nostri vini la mineralità. Il nostro vino si riconosce fra mille: degustando e odorando attentamente si avverte un sentore di fumo, come se questo Etna, questo vulcano, questa lava lasciassero un segno indelebile. Ginestra, alberi di noce, tutto è bello e fiorito intorno alla vigna: odori, sapori che si ritrovano nel vino”.

uva

La raccolta dell’uva viene fatta a mano. “Non irrighiamo. Ci pensa il Signore, quando vuole. A volte stiamo 4/5 mesi senza acqua, ma va bene così. Abbiamo 26 ettari in totale e 4 impianti a uliveto. Le vigne sono 6 e quest’anno siamo arrivati a 140 mila bottiglie. Stiamo producendo parecchio Nerello Mascalese, ma puntiamo molto sul Carricante. Sull’Etna, il bianco è stato per tanti anni trascurato, e invece è il vitigno che oggi ha il maggior successo dopo il Nerello. La produzione è ancora poca. L’obiettivo entro tre anni e quello di superare le 50 mila bottiglie di bianco, e naturalmente crescerà anche il rosso, in proporzione. Abbiamo messo a dimora altre 6000 piantine che sono già abbastanza alte, le cresciamo con gli occhi, e abbiamo un impianto nuovo tutto di Carricante, a Contrata Arcuria, dove ci sono viti già di 7 anni che producono bene, poi ci sono quelle di 4 anni, quelle che ne compiranno 3 e andranno in produzione, quelle di 2 e quelle di 1. Ogni anno aggiungiamo altre 6/7 mila piantine e quindi la produzione è in continuo aumento. Per quanto riguarda l’olio, siamo già quasi arrivati a 4 mila litri, ma potremmo giungere intorno ai 12 mila. Pensiamo di incrementarlo ancora”.

bottiglia“Nel 2010, abbiamo fatto il primo rosato: Poesia. Il nome vuole ricordare Quasimodo, e in particolare la più bella poesia che, secondo me, sia mai stata scritta: Ed è subito sera”.

La storia di Poesia ha origine da quello che sembrava un problema. “Dico sempre al mio enologo che la nostra uva è così buona che non c’è motivo di interventi strani. Bisogna lasciare che la natura segua il suo corso, senza modificarla. Fate la fermentazione, fate le cose tranquille e avremo i risultati. Avevamo impiantato una nuova vigna, eravamo al terzo anno, e c’era un po’ d’uva che per fare il rosso non andava. Così ho pensato al rosato. Il rosato nasce in realtà dalla ‘pistammutta’. Il nostro è particolare perché noi non pigiamo, non pestiamo, anche le bucce stesse non vengono schiacciate, e quindi il vino mantiene tutti i suoi profumi, e ha questo sentore di pesca che esce fuori dal bicchiere. Il nostro disciplinare dice che il rosato deve essere un vino rosa tendente al rosso rubino. Io sono riuscito a far modificare il disciplinare perché il mio è un velo di cipolla e non un rosso rubino.

Quando ho tentato di convincerli a prendere un po’ di uva e fare il rosato tutti cercavano di boicottarmi. Poi abbiamo prodotto le prime bottiglie ed è stato un successo incredibile.

Ultimo nato è Ciuri di Lava, un vino senza solfiti aggiunti. “Ciuri di lava è in catanese il nome della Ginestra. Questa pianta, con i suoi vivaci fiori gialli, cresce sulla pietra dell’Etna, va a risanare i terreni resi sterili dalla lava. I suoi fiori bellissimi, in passato, venivano raccolti dentro grandi sacchi dalle donne siciliane ed erano venduti alle industrie per fare i profumi. Mi è sembrato bello dedicare loro un’etichetta”.

vigna

Come nasce l’idea di un vino senza aggiunta di solfiti? “Molte donne non bevono il vino bianco perché, a causa dei solfiti, al mattino si svegliano con un cerchio alla testa. Negli anni avevo già prodotto vini senza solfiti per conto di terzi, erano vini buoni ma quasi acquosi, con poco corpo. Per Ciuri di Lava invece abbiamo utilizzato il Grecanico, un vitigno che nasce sopra Bronte, a 1000 m sul livello del mare. Lo abbiamo tenuto tre mesi sulle bucce, così da conferirgli una consistenza notevole, robustezza, corposità, e un colore oro”. Per sopperire all’aggiunta dei solfiti che eliminano i batteri cattivi è importante la scelta dei lieviti. “Perché ci sono dei lieviti che privilegiano alcuni saccaromiceti e sono quelli buoni. Se sbagli i lieviti vedi subito che il vino non va bene. Noi abbiamo imbottigliato questo vino dopo oltre un anno”.

I vini della cantina Valenti sono sottoposti a filtrazione con membrana a ceramica a cartoni e con filtro housing che rimuove i lieviti e i batteri. “Per i bianchi e i rosati lavoriamo con il terzo housing (0,40 micron). Vuol dire che non passa nemmeno un batterio, perché i batteri sono più grandi di 0,40 micron”.

botti

I vini Valenti, oltre che in Europa, sono venduti nei 50 stati degli Stati Uniti (comprese le Hawaii), in Canada, Cina, Giappone e a Singapore.

E per il futuro? “Forse un nuovo vino, che potrebbe prendere il nome di uno dei protagonisti della Cavalleria Rusticana: compare Alfio o compare Turiddu – risponde Valenti -. E ci vedrei bene un’etichetta con i colori dei carretti siciliani”.

                                                                                     Clementina Speranza