PREVENIRE GLI INCIDENTI IN MONTAGNA CON IL PROGETTO “SICURI CON LA NEVE”

PREVENIRE GLI INCIDENTI IN MONTAGNA CON IL PROGETTO “SICURI CON LA NEVE”

Con le verdi vallate e le cime innevate, la montagna è un territorio affascinante, ma va vissuto con prudenza ed esperienza. È un ambiente per guide alpine, alpinisti e sciatori. Diverse, infatti, le attività che vengono svolte in alta quota, e diverse possono essere le problematiche da affrontare per un’adeguata tutela della salute e della sicurezza.

Per migliorare la preparazione personale, la consapevolezza dei rischi e le tecniche di autosoccorso nei frequentatori della montagna invernale, domenica 15 gennaio 2017 il Club alpino italiano e il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico organizzano “Sicuri con la neve”, la giornata nazionale di sensibilizzazione e prevenzione degli incidenti tipici della stagione invernale. Piemonte, Lombardia e Toscana sono le regioni con il maggior numero di appuntamenti, che si rivolgono a tutti gli sciatori ed escursionisti.

Come nelle passate edizioni, in decine di località montane di 16 regioni italiane sono organizzati convegni, presidi dei percorsi scialpinistici ed escursionistici, con la diffusione di utili consigli e la raccolta di dati statistici, allestimenti di stand informativi e campi neve, con dimostrazioni di ricerca con l’Artva e con le unità cinofile, e di autosoccorso in valanga.

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“Un’adeguata formazione dei frequentatori della montagna e la prevenzione dei possibili infortuni sono da sempre tra le priorità per le quali il CAI (Club Alpino Italiano) e il Soccorso alpino operano con maggior impegno – afferma Vincenzo Torti, Presidente generale del CAI –. La costante ricerca di una ragionevole sicurezza per gli amanti delle terre alte è l’obiettivo sotteso a giornate come questa, con cui intendiamo promuovere l’attenzione sui possibili rischi cui si va incontro in montagna e ridurli, così, al minimo”.

La giornata “Sicuri con la neve”, compresa nel progetto “Sicuri in montagna”, è organizzata con la collaborazione delle Scuole di Alpinismo e Scialpinismo, delle Commissioni e Scuole Centrali di Escursionismo, Alpinismo Giovanile, Fondoescursionismo del CAI, del Servizio Valanghe Italiano, della Società Alpinistica F.A.L.C., con il supporto di enti e amministrazioni che si occupano di montagna.

Simone Lucci

PICCOLO GOLFISTA CRESCE

PICCOLO GOLFISTA CRESCE

G come gap, termine utilizzato per definire i bastoni con loft di circa 52 gradi.

O come organizzazione

L come LAY-UP, cioè un colpo di appoggio davanti al green o davanti a un ostacolo in modo da poter giocare il colpo successivo in sicurezza

F come forza

Sono i termini che Nicolò Cordio associa alle lettere che compongono la parola GOLF. Impegno, concentrazione, dedizione e rispetto delle regole sono alla base del golf e sono doti che caratterizzano il piccolo golfista siciliano.

“Per me il golf è uno sport di concentrazione. Se manca la concentrazione va tutto male – afferma Nicolò Cordio –. Bisogna prepararsi il più possibile e organizzarsi, prima di una gara: io controllo che nella mia sacca ci siano tutti i ferri, verifico che ci siano il guanto, le palline, i tee e il marchino. Se fa freddo un maglione e se piove l’ombrello. Poi vado a prendere lo score. Se ho un’ora di tempo prima della gara, patto sul putting green per 20 minuti, vado in campo pratica per 30 minuti e dopo mi alleno sul gioco corto e il bunker. Così sono caldo e carico per la gara”.

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Nicolò partecipa alle competizioni e ai campionati della F.I.G. (Federazione Italiana Golf) e del circuito internazionale U.S. Kids. In quest’ultimo una figura importante è quella del caddie, e Nicolò preferisce farsi affiancare dalla sua mamma. “Mia mamma non gioca molto, ma conosce bene le regole, ed è soprattutto il mio mental coach – spiega –. È lei che mi aiuta a mantenere calma e self control. È stato invece mio papà a trasmettermi la passione per il golf. Ricordo che mentre lui gareggiava sui campi, io e mio fratello gemello quando avevamo 2-3 anni lo emulavamo sul putting green con finti ferri e mazze di plastica”.

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A 4 anni, la prima lezione dei gemellini Cordio, con il maestro Norman Johnstone, più tardi, poi, si prepareranno anche con l’allenatore Giuseppe Marra.

La prima sacca con i ferri veri Nicolò l’ha avuta quando aveva 5-6 anni. Oggi, che ha 9 anni, possiede una nuova sacca Titleist con ferri e legni US kids, un sand Callaway da bambino e un putter Odyssey. Si allena tutti i giorni per tre ore, due quando si dedica anche al nuoto in piscina. Anche con vento e pioggia, o con condizioni metereologiche non favorevoli, lui è in campo ad allenarsi. “Dentro la mia sacca da golf c’è sempre il giubbino antipioggia e se c’è molto vento devo calcolare le possibili traiettorie che prende la pallina”. Nicolò insieme al gemello Andrea dedicano molto tempo agli allenamenti. “A volte iniziamo a fare i compiti alle 7 di sera e spesso non abbiamo neanche il tempo di giocare. Cerchiamo però di seguire qualche film. Pets, Mamma ho perso l’aereo, Il gioco più bello della mia vita sono tra i miei preferiti. Amiamo anche disegnare e da poco ho imparato la tecnica del ‘chiaro scuro’ per creare le ombre e dare trimensionalità agli oggetti. Tra i miei disegni: nature morte e poi scene e paesaggi di campi da golf”. Nicolò esegue fedelmente e con precisione ciò che gli viene spiegato: che si tratti di regola o tecnica, lui cerca di metterla in atto nel migliore dei modi ed è molto ambizioso.

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E poi è il momento delle competizioni, quasi ogni settimana ce n’è una. “Prima di ogni gara mi concentro e penso di impegnarmi per giocare bene, per provare a scendere di handicap e magari vincere qualcosa. È nella mia stanza che conservo le coppe, le medaglie e i trofei vinti finora. Il trofeo a cui sono più legato è quello in vetro del Venice Open”, riferisce. È tutto siciliano, infatti, il terzo posto nella categoria Boys 9 in cui Nicolò ha rappresentato l’Italia con onore. Il Venice Open by U.S. Kids Golf, circuito internazionale dedicato agli under 18, in cui hanno gareggiato 300 ragazzi provenienti da 30 nazioni, ha avuto luogo nell’agosto 2016 sui meravigliosi percorsi di Play 54 (Galzignano Golf Club, Golf della Montecchia e Golf Club Frassanelle).

Il piccolo Cordio, di recente, ha partecipato anche all’European Championship U.S. KIDS, giocato in Scozia, e al World Championship U.S. KIDS, in Carolina del Nord. “Per me rappresentare l’Italia significa impegnarmi al massimo delle mie capacità, mettercela tutta! In America durante la parata abbiamo cantato l’inno nazionale e gridato cori italiani. Conosco a memoria tutto l’inno di Mameli e cantarlo mi fa sentire italiano”.

Il piccolo golfista ama anche lo sci e il calcio, da guardare in tv o allo stadio, o da praticare con i suoi amici.

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Vedi il golf come il tuo sport anche per il futuro?

“Sì, e spero di diventare un grande giocatore e di entrare a far parte dei primi 50 al mondo”, risponde Nicolò.

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I suoi campioni preferiti? RoryMcllroy e Bubba Watson, che ammira per la loro potenza, Jordan Spieth per la precisione, Matteo Monassero per la bravura sul putter e Francesco Molinari per la regolarità nel gioco.

Gli auguriamo con tutto il cuore che i suoi sogni si realizzino!

Simone Lucci

UNA MAIL PER VOTARE L’ATLETA FISI DELL’ANNO

UNA MAIL PER VOTARE L’ATLETA FISI DELL’ANNO

Peter Fill, Simone Origone, Federico Pellegrino, Michele Boscacci sono alcuni dei quattordici candidati in lizza per succedere ad Alessandro Pittin nell’albo d’oro degli sportivi più meritevoli nelle specialità invernali. Si apre, infatti, il voto per l’Atleta dell’Anno 2016, il tradizionale premio che la FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) assegna al campione che si è messo maggiormente in evidenza nella passata stagione.

Come votare? In questa edizione, è sufficiente inviare una mail all’indirizzo atletafisi@fisi.org entro le ore 24.00 di domenica 16 ottobre. Durante Skipass a Modena il 30 ottobre, verrà proclamato il vincitore nella consueta “Festa degli Azzurri”.

I candidati:

Peter Fill (sci alpino) è il primo italiano nella storia a conquistare la Coppa del mondo di discesa maschile. Il suo meritato trionfo è sigillato dallo storico successo sulla Streif di Kitzbuehel che da solo vale una carriera, a cui aggiunge un secondo posto a Lake Louise. La sua più bella stagione della vita lo ha visto piazzarsi, anche, al terzo posto nel supergigante di Lake Louise.

Federico Pellegrino (sci di fondo) ha conquistato cinque vittorie inequivocabili fra Davos, Dobbiaco, Lenzerheide, Planica e Canmore nell’amata sprint maschile, che gli hanno consentito di assicurarsi la Coppa del mondo di specialità, il primo fondista non scandinavo dal 1997 a riuscire nell’impresa. Il successo di Planica al fianco di Dietmar Noeckler nella team sprint lo hanno confermato al vertice anche in questa specialità.

Dorothea Wierer (biathlon) è salita su tredici podi stagionali fra gare individuali e staffette. Quattro successi le hanno consentito di arrivare al terzo posto nella classifica generale di Coppa del mondo, assicurandosi, così, la coppa di specialità nell’individuale ventidue anni dopo Nathalie Santer, e mettersi al collo la medaglia d’argento nella pursuit dei Mondiali di Oslo.

Il talento della bergamasca dell’Esercito Michela Moioli (snowboard) è esploso a pieno titolo nello snowboardcross femminile di Coppa del mondo con il successo di Veyssonaz e cinque podi complessivi che hanno premiato il suo processo di maturazione ai massimi livelli.

La seconda sfera di cristallo della carriera di Roland Fischnaller (snowboard) è arrivata nello slalom parallelo maschile tre anni dopo la prima, rappresentando il giusto riconoscimento al talento dell’altoatesino, capace di aggiudicarsi la gara di Mosca, e piazzarsi al posto d’onore sia a Winterberg che a Cortina.

L’undicesimo titolo nel singolo maschile di Coppa del mondo di Patrick Pigneter (slittino naturale) è frutto dei successi di Vatra Dornei, Latsch, Kuehtai, Umhausen, e del secondo posto di Nova Ponente. La sua superiorità nei confronti degli avversari è quasi imbarazzante.

Patrick Pigneter e Florian Clara (slittino naturale) sono la consolidata coppia altoatesina che ha infilato l’ottavo anello nel doppio maschile con sei perle in altrettanti appuntamenti fra Umhausen, Nova Levante, Mosca, Vatra Dornei, Latsch e Kuehtai.

Evelyn Lanthaler (slittino naturale) ha spezzato il dominio russo che durava da undici anni, riportando in Italia il titolo di Coppa del mondo nel singolo femminile.

Michele Boscacci (sci alpinismo) ha alzato per la prima volta in carriera la Coppa del mondo grazie a una regolarità di piazzamenti durante la stagione. I successi nell’individuale di Les Marecottes e nella team race di Arvier con Matteo Eydallin impreziosiscono la sua impresa.

Robert Antonioli (sci alpinismo) è diventato il re dello sprint maschile della Coppa del mondo di sci alpinismo assicurandosi le gare di Prato Nevoso, Tambre e Les Marecottes. L’atleta è un punto fermo della squadra azzurra.

Valentina Greggio (sci velocità) è chiamata da tutti “Miss Velocità”: un dominio totale in Coppa del mondo con un filotto di sette vittorie in altrettanti appuntamenti e il nuovo record mondiale femminile polverizzato con un 247,083 km/h.

La nona sfera di cristallo della carriera è solo l’ultimo tassello di una carriera inimitabile di Simone Origone (sci velocità). Quattro vittorie e sei podi complessivi gli hanno permesso di mettersi alle spalle la concorrenza e issarsi per l’ennesima volta sul gradino più alto del podio.

Ivan Origone (sci velocità) è diventato l’uomo più veloce del mondo sugli sci raggiungendo i 254,958 km/h e aggiudicandosi il pendio di Vars (Fra). Lo sciatore ha migliorato di oltre 2 km/h il precedente record del fratello Simone. Secondo nella classifica finale di Coppa del mondo, lo sportivo ha già rilanciato la sfida in famiglia per l’anno venturo.

Il quarto trionfo della carriera nella classifica generale di Coppa del mondo (condito da quattro successi di tappa e otto podi complessivi), e la coppa di gigante eleggono Edoardo Frau (sci erba) il miglior specialista dell’ultimo decennio.

Ora non resta che scoprire chi si aggiudicherà l’ambito premio.

SPORT E FRUTTA SECCA, LA COPPIA VINCENTE PER I CAMPIONI ITALIANI

SPORT E FRUTTA SECCA, LA COPPIA VINCENTE PER I CAMPIONI ITALIANI

Coniugare food e sport è possibile? Naturalmente sì, e ad affermarlo è Nucis Italia, associazione che riunisce le maggiori aziende produttrici di frutta secca e da diversi anni divulga le valenze salutistiche e le proprietà benefiche della frutta secca ed essiccata nell’alimentazione degli sportivi, a prescindere dalla disciplina praticata. “La frutta secca è ricca di vitamine e sali minerali, indispensabili per il corretto funzionamento del nostro organismo, e non contiene esclusivamente grassi, proteine e carboidrati – precisa Alessandra Bordoni, nutrizionista e docente del Dipartimento di Scienze e Tecnologie alimentari dell’Università di Bologna –. La frutta secca fornisce nutrienti che altri cibi non contengono, pertanto risulta un valido spuntino tra i pasti principali e un corretto ingrediente da inserire nelle ricette”.

A sostenere lo stretto connubio tra frutta secca e attività sportiva, tre atleti che hanno scritto le pagine di altrettante discipline sportive: Arianna Errigo per la scherma, Maurizia Cacciatori per la pallavolo, Antonio Cabrini per il calcio. Tre stelle dello sport nazionale con gusti, diete e abitudini alimentari personali.

Arianna ErrigoNata a Monza nel 1988, Arianna Errigo si avvicina al mondo della scherma da piccolissima. Nel 2003, entra a far parte dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Ginnastica Comense 1872, dove viene seguita dal maestro Giovanni Bortolaso. La sua scherma d’attacco è estrosa, impulsiva, con assalti in tempi brevi e rapidi, un gioco che ben rispecchia il suo carattere solare e carismatico. Caratteristiche messe in mostra anche durante le Olimpiadi di Rio 2016. Tra le storiche vittorie la medaglia d’argento ai Giochi Olimpici del 2012.

Com’è il tuo rapporto con la frutta secca? 

Ho un bellissimo rapporto con la frutta secca, soprattutto durante l’allenamento e in gara. Ogni volta che finisco un match la prima cosa che faccio è integrare con sali minerali, banana e noci. Durante la gara non mangio tanto per non appesantirmi.

Lo sport ti porta spesso in giro per l’Italia e per il mondo. Com’è l’alimentazione di Arianna Errigo?

Da atleta giri il mondo, quindi hai la possibilità e la fortuna di assaggiare varie pietanze. Prima della gara mangio in ristoranti italiani, ma terminata la competizione esploro anche la cucina tipica. Nel quotidiano seguo un’alimentazione corretta. Sono i dettagli a fare la differenza e l’alimentazione è uno di questi.

Qual è il tuo menù ideale?

Non saprei dire. Mi piace tutto, sono una buona forchetta. Adoro mangiare e cucinare in particolar modo i primi, la pasta e il riso li preferisco a tutto. Talvolta, mi tolgo qualche sfizio, ovviamente nei limiti.

Quando trascorri una giornata in pedana per fronteggiare una competizione olimpica o europea, quanto peso perdi? Possiamo parlare di chili?

Tanto, perché lo stress è alto, la giornata è lunga e i match sono faticosi, però non si parla di chili. L’aspetto importante dopo la gara è il corretto recupero.

La scherma è uno sport che richiede tantissima energia sia fisica che mentale. Per tua esperienza, è più facile avere un momento di calo dal punto di vista fisico o dal punto di vista della concentrazione?

Le gare sono molto lunghe, pertanto la concentrazione è fondamentale, anche se mantenerla per tutta la giornata non è semplice a causa della tensione. Nel mio staff è presento uno psicologo che mi aiuta a fronteggiare al meglio un match.

Nella tua carriera possiamo parlare di grandi sacrifici?

Sì, però ripagati, eccome!

Maurizia CacciatoriToscana doc e nata a Carrara nel 1973, Maurizia Cacciatori è stata leader della Nazionale di Pallavolo, oggi si divide tra i suoi due figli e la famiglia, ma senza allontanarsi troppo dai campi di pallavolo. Da giocatrice è stata un caposaldo e punto di riferimento della Nazionale italiana, vincendo tutto quello che si poteva, soprattutto a fine anni ‛90 con la sua Volley Bergamo: quattro scudetti, due Champions League, tre Coppe Italia e tre Supercoppe Italiane.

Com’è il tuo rapporto con la frutta secca?

Io ho un ottimo rapporto con la frutta secca, la mangio spesso a colazione e ho passato questa mia tradizione culinaria ai miei bimbi, che ne sono golosissimi.

Lo sport ti ha portata spesso in giro per l’Italia e per il mondo. Com’era l’alimentazione di Maurizia Cacciatori?

Stavo spesso in ritiro e ho avuto un allenatore, Giulio Milasco, che ci ha sempre detto di rispettare il cibo del Paese in cui stavo, quindi: in Italia si mangia italiano, in Giappone si mangia giapponese. Sono una persona che ha sempre sperimentato e non sono mai stata titubante. Quando giocavo mi piaceva cucinare, era una forma di far squadra anche se non mi consideravo un grande fenomeno tra i fornelli però ci si prova.

Qual è il tuo menù ideale?

Il risotto come primo, di secondo mi piace il pesce al cartoccio e come dolce la crostata di frutta.

Quando giocavi che rapporto avevi con i dolci?

Ho sempre avuto una dieta molto equilibrata e la crostata è sempre stata presente nella mia alimentazione, anche prima della gara. Una dieta equilibrata ti far star bene.

Tra i membri di una squadra, quale rapporto nasce? Si può parlare di famiglia o di lavoro?

Da quando avevo 16 anni fino a 30/32 anni ho vissuto nell’ambito sportivo, ho fatto lo sport di squadra per eccellenza perché nella pallavolo si è obbligati a passare la palla e sono dell’idea che lo sport individuale non esiste. Chi pratica un’attività individuale ha uno staff, dal cuoco, all’allenatore, al massaggiatore, al coach, al mental coach che fanno squadra. Durante la mia carriera ci sono stati momenti di attrito, però si diventa una famiglia. Oggi a casa con mio marito e miei figli continuo a fare gioco di squadra, io sono il capitano di mio marito, infatti lui è un po’ stanco di questo atteggiamento.

 

Mg Torino 14/05/2014 - finale Europa League / Siviglia-Benfica / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Antonio CabriniNato a Cremona nel 1957, Antonio Cabrini è stato il terzino simbolo della Juventus e della Nazionale. Nel 1982 vince la Coppa del Mondo con la Nazionale di Enzo Bearzot entrata nella leggenda. La sua lunga carriera agonistica è costellata di conquiste: sei scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Uefa, una Coppa delle Coppe, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa e un Mundialito per Club. Le sue caratteristiche di terzino d’attacco, unite a un’invidiabile solidità difensiva, lo hanno fatto emergere come uno dei più grandi talenti italiani di ogni tempo, simbolo di un calcio pulito dallo straordinario valore tecnico, atletico e umano.

Dopo varie esperienze di allenatore di club maschili, dal 2012 è coordinatore di tutte le Nazionali femminili di calcio e presidente dell’associazione italiana ed europea ex calciatori (AIEC).

Com’è il tuo rapporto con la frutta secca?

Non ho un grande rapporto con la frutta secca, la assumo tra un pasto e l’altro, nei momenti in cui hai fame. Le mandorle e le noci sono le varietà che magio più volentieri.

Lo sport ti ha portato spesso in giro per l’Italia e per il mondo. Com’era l’alimentazione di Antonio Cabrini?

Non avevo una specifica dieta sportiva, perché quello che mangiavo lo consumavo immediatamente durante la partita. La pasta e gli zuccheri erano fondamentali e con il tempo ho adottato l’alimentazione sportiva anche nel quotidiano.

Qual è il tuo menù ideale?

Ho sempre adottato un’alimentazione ricca di pasta, riso e tortelli di zucca, in quanto sono lombardo. Da sempre, sono un amante dei dolci in tutte le forme, ma non ricchi di panna, e quando giocavo li assumevo almeno una volta al giorno senza nessun problema.

Antonio Cabrini, tu ami le sfide, hai vinto tutto quello che si poteva vincere nel calcio maschile, e ora hai deciso di metterti alla prova con una disciplina che in Italia non è ancora così diffusa come nel resto dell’Europa, il calcio femminile. Raccontaci questa tua esperienza.

Sì, è stata una scommessa che mi ha proposto la federazione e che sto ancora portando avanti. Avevo una certa conoscenza del calcio femminile, ho trovato un mondo molto affascinante e particolare, tant’è vero che con il passare del tempo ho capito che il calcio maschile è differente dal calcio femminile. Il mondo maschile è più facile da gestire, mentre quello femminile è molto più presente, passionale e all’interno delle squadre si respira il rispetto. Un rapporto conviviale sicuramente atipico rispetto a quello dei maschi. In Italia, a causa di una mentalità maschilista, il calcio femminile, purtroppo, non è così diffuso come in Cile, in Spagna, in Inghilterra, negli Stati Uniti e nel Nord Europa.

Hai vissuto gli anni della Juventus di tanti anni fa. Che Juventus era rispetto quella di adesso o in generale com’erano le regole rispetto a oggi? Anche a livello di spogliatoio.

Le regole non sono cambiate più di tanto, perché come nel calcio e negli sport di squadra ci sono delle regole precise. C’è stata un’evoluzione tecnologica che ha cambiato il modo di comunicare. In passato vivevi la partita, la squadra con un gruppo di amici, quindi non conoscevi soltanto le caratteristiche tecniche del tuo compagno di squadra, ma anche la vita al di fuori del gioco del calcio. Era un rapporto molto più umano, più familiare. Oggi si vive in una realtà più virtuale e meno fisica.

Simone Lucci

ALLENAMENTO E GARE A COLPI DI ACTION CAM PER IL CAMPIONE ALDO MONTANO

ALLENAMENTO E GARE A COLPI DI ACTION CAM PER IL CAMPIONE ALDO MONTANO

Ha uno sguardo che cattura. È modaiolo, cordiale, divertente e seducente. Ha quasi 38 anni e ha conquistato numerose medaglie, la più preziosa? L’oro nella scherma individuale ottenuto ai Giochi Olimpici di Atene del 2004.

Il fuoriclasse livornese della sciabola Aldo Montano, che si è qualificato per le Olimpiadi di Rio 2016 vincendo a Padova, nel trofeo Luxardo, la tappa italiana di Coppa del Mondo è da un anno brand ambassador di Ezviz, il giovane marchio dell’elettronica di consumo. Un marchio specializzato in tecnologia per la sicurezza della casa e Action Cam, il cui nome deriva dal sistema di Cloud per la messa in rete veloce di impianti di sicurezza ideato dalla casa madre Hikvision. “Con Ezviz abbiamo condiviso un anno di storia, per me importantissima perché 2 settimane dopo aver chiuso l’accordo è iniziato il mondiale in cui abbiamo vinto l’oro a squadre – ricorda Montano –. La mia gioia più grossa è quella di continuare la storia con Ezviz e mi auguro che alle Olimpiadi tutto proceda sulla stessa via dello scorso anno”.

Ezviz S1

Insieme a Montano sponsorizzano e utilizzano la nuova tecnologia gli schermidori Ilaria Bianco, Irene Vecchi, Enrico Berrè, Luigi Samele e l’apneista Alessia Zecchini, e il logo del brand, posizionato sulla gamba della tuta da combattimento degli schermidori, sottolinea la collaborazione tra gli atleti e il marchio.

Ezviz ha scelto proprio Montano quale simbolo dell’eccellenza italiana. “Essere brand ambassador è un ruolo di grande responsabilità, serietà e dedizione – afferma lo schermidore azzurro –. Tutti valori importanti nello sport. Sono orgoglioso del mio percorso con Ezviz. Grazie alla Action Cam, sono riuscito a immortalare molti momenti speciali, come la vittoria ai Mondiali 2015”. Le videocamere rappresentano un valido supporto tecnologico per le riprese dei match perché aiutano a comprendere gli errori, i movimenti, e le azioni, sia propri che dell’avversario.

“Prima di visionare i video avversari, bisogna rivedere i propri per eliminare quanti più errori possibile – spiega il campione –. Con il trascorrere degli anni, subentrano nuove imprecisioni da correggere e lo stile di combattimento cambia in conseguenza degli infortuni subiti durante la carriera. Rivedersi in video è sicuramente un valido aiuto”. Di solito l’assalto si riprende lateralmente, quindi si ha una visone laterale. “Sì, invece con le Cam Ezviz è possibile effettuare le riprese da ogni angolatura. Il modello S-plus si può mettere ovunque, anche all’interno della maschera – riferisce Aldo Montano –. È utile rivedere la reazione dell’avversario a una mia finta e studiare come reagisce agli assalti. L’Action Cam S1, inoltre, può essere posizionata a 2/3 metri dalla pedana per effettuare riprese laterali senza l’aiuto di un operatore grazie all’obiettivo grandangolare che fornisce una maggior profondità e prospettiva di campo. Ezviz ci mette a disposizione tutta la sua tecnologia”.

Ezviz - Action Cam S5 Plus

Da ulteriori ricerche e studi è poi nata la Action Cam S5plus. “Dopo l’S1, c’è l’evoluzione: l’S5plus – annuncia il fuoriclasse toscano –. A differenza del modello precedente, l’S5plus, che io ho utilizzato in anteprima, è dotata di un display touch screen ad alta risoluzione, in grado di registrare video in full HD anche sott’acqua, grazie alla custodia impermeabile che consente di raggiungere la profondità di 40 metri”.

L’Action Cam S5plus non è pensata esclusivamente per gli sportivi, bensì per tutti coloro che desiderano immortalare e condividere le esperienze più emozionanti della propria vita. Questo è possibile grazie a un obiettivo grandangolare a 158° e alla connessione Wi-Fi, Bluetooth 4.1 e GPS che permettono di collegarla all’App gratuita Ezviz Sport.

App Ezviz“La nuova arrivata in casa Ezviz è perfetta per chi ama gli sport estremi, le imprese più spericolate e non riesce a fare a meno di guardare la realtà da un altro punto di vista – dichiara Andrea Vanni, Sales Director di Ezviz Italia –. L’S5plus è ideale per scattare selfie strepitosi, perché l’Action Cam è dotata di un angolo wide che dona una profondità particolare a tutto ciò che fotografa. E grazie al G-Sensor (Sensore di Gravità), la cam Ezviz capta i movimenti e la direzione di ripresa, per registrare anche quando si è in auto”.

Con due ore di autonomia, la Action Cam S5plus Ezviz, disponibile nei colori Rosy Gold e Grey, è dotata di una batteria ricaricabile agli ioni di litio e può supportare una MicroSD Card fino a 128 GB.

E per il futuro? “A fine 2017, separeremo completamente Hikvision ed Ezviz – annuncia Andrea Vanni –. Hikvision è il mercato dell’elettronica di consumo più grande al mondo e rappresenterà il know how tecnologico di Ezviz che diventerà una vera azienda. Avremo quindi due realtà distinte per marketing, strategie, clienti e approccio al mercato”.

Simone Lucci

BATTERE IL RECORD DEL MONDO DI NAVIGAZIONE IN SOLITARIA È LA NUOVA SFIDA DI THOMAS COVILLE

BATTERE IL RECORD DEL MONDO DI NAVIGAZIONE IN SOLITARIA È LA NUOVA SFIDA DI THOMAS COVILLE

Il velista oceanico Thomas Coville è uno dei maggiori sportivi della navigazione in solitaria. Dedizione, allenamento e talento hanno permesso allo sportivo francese di conquistare numerosi successi, tra cui:

7 giri del mondo (3 in solitaria e 4 con il team),

7 record in solitaria,

4 record in team,

9 viaggi a Cape Horn,

15 traversate transatlantiche,

defender al Jules Verne Trophy 1997 e 2010,

vincitore del Volvo Ocean Race 2011-2012,

secondo classificato a “The Transat” 2004,

secondo classificato Transat Jacques Vabre 2015,

terzo classificato al Route du Rhum 2006 e 2010.

Nel maggio 2016 in occasione della gara The Transat Bakerly, Thomas Coville ha attraversato l’oceano Atlantico con il suo trimarano Sodebo Ultim di 31 metri, raggiungendo New York nove ore dopo il vincitore, Francois Gabart. Tale competizione è solo l’inizio del training per affrontare la grande sfida di Ottobre che consiste nel battere il record di navigazione in solitaria intorno al mondo e diventare, così, il più veloce navigatore a circumnavigare la terra.

Thomas Coville - Sodebo

In questi anni ti sei impegnato per diventare il più veloce velista in solitaria nella navigazione intorno al mondo. Quando hai iniziato l’allenamento per battere il record e quanto tempo dedichi agli esercizi?

Ho iniziato ad allenarmi un anno fa. Amo essere in gara con le altre barche e con gli skipper. Come ogni sportivo, runner, sprinter o ciclista, il mio sogno è fare qualcosa che nessuno è mai riuscito a fare prima, e il mio obiettivo è battere il record di navigazione in solitaria intorno al mondo, una grande sfida, sia mentale che fisica. La cosa più importante è sentirsi bene e sicuri. Non dimentichiamo che la vela è uno sport molto tecnico e devo conoscere perfettamente ogni dettaglio della mia barca, come comportarmi e affrontare qualunque situazione.

Raccontaci del tuo allenamento. Ti alleni solo o con un coach?

Mi alleno duramente con un coach cinque giorni a settimana. Gli altri due giorni sono dedicati allo stretching e al riposo. L’allenamento è diviso in diverse fasi. La prima fase è dedicata a lunghi percorsi di corsa e in bici. La seconda è finalizzata alla muscolatura, con fitness, surf, windsurf o kayak. Con il mio team Transat Bakerly, ho praticato, anche, tre mesi di training specifico in barca. Un’esperienza partita da Portsmouth, che ha rappresentato un test per tutti noi. Tre mesi prima di iniziare la sfida, mi dedico alla preparazione mentale, allo stretching e a diventare più forte possibile.

Come ti alleni mentalmente alla sfida?

È un mix tra esperienza e allenamento. Devo accettare il fatto che non tutto sarà come l’ho programmato. È importante essere preparati a tutto ciò che può capitare. La capacità di adattarsi è uno dei punti fondamentali dell’allenamento. In passato mi sono allenato da solo, basandomi sulle mie sensazioni ed esperienze, questa volta lavoro con un coach, una donna neozelandese, che mi aiuta ad affrontare le tensioni, le paure, e a correggere gli errori. In questa fase si ha assolutamente bisogno di qualcuno per migliorare.

Qual è il tuo regime alimentare e come fai con il sonno?

È importante sapere quando è il momento di dormire e come addormentarsi, imparando differenti metodi e trucchi. In media, dormo 3 ore e mezza o 4 al giorno, in sessioni da 25 minuti e tale metodo funziona solo se riesco ad addormentarmi nel giro di 4-5 minuti. Tutto dipende dalle condizioni meteorologiche e dal livello di sforzo, quando la barca va a 40 nodi devo essere in grado di dormire e contemporaneamente pensare alla prossima manovra. Per quanto riguarda il cibo, ho bisogno mediamente di 3500 calorie al giorno, se fa molto freddo arrivo a 5000. Sul Sodebo Ultim abbiamo un erogatore per l’acqua e la sua qualità è molto importante in viaggio. Non è come andare sulla luna, ma ci si avvicina.

Thomas Coville - Navigatore

Helly Hansen ti sponsorizza. Quanto conta per te l’attrezzatura?

Prepararsi per un viaggio intorno al mondo è estremamente impegnativo: ogni dettaglio è importante. La scelta dell’abbigliamento sportivo è fondamentale sia per la performance che per la sicurezza. Starò in barca circa due mesi e i vestiti sono come una seconda pelle, inoltre l’attrezzatura sportiva deve essere adatta a tutte le condizioni climatiche e metereologiche. A volte deve essere impermeabile, altre volte traspirante e calda, soprattutto proteggere dal sole. Quando scelgo l’attrezzatura per un viaggio intorno al mondo voglio prima provarla, devo essere sicuro al 100% di ciò che indosso. Ci sono molti brand che anno capi protettivi, adatti per un viaggio intorno al mondo, ma io scelgo Helly Hansen perché garantisce la protezione, realizzano capi molto tecnici. Negli ultimi 10 anni, ho costantemente aiutato il marchio a migliorarli.

SARÁ CORTINA D’AMPEZZO A OSPITARE I MONDIALI DI SCI ALPINO 2021

SARÁ CORTINA D’AMPEZZO A OSPITARE I MONDIALI DI SCI ALPINO 2021

Regina delle Dolomiti, regina del glamour e regina degli sport outdoor invernali ed estivi, Cortina d’Ampezzo è da sempre considerata una delle mete più esclusive e lussuose del Veneto, e sede delle più famose gare internazionali, come i Giochi Olimpici Invernali del ’56 e nel 2021 ospiterà il Mondiale di sci alpino.

Qui vi riportiamo la notizia rilasciata dall’ufficio stampa FISI.

Cortina ce l’ha fatta. Il Consiglio Fis, riunito a Cancun (Mex), ha votato positivamente affidando all’Italia il Mondiale di sci alpino 2021. L’assegnazione del Mondiale a Cortina d’Ampezzo è stata annunciata pochi minuti fa dal Presidente della Federazione internazionale dello sci (Fis), Gianfranco Kasper.

Dopo cinque candidature, la Fis ha valutato con favore il progetto predisposto dalla Fondazione Cortina 2021 e dalla Federazione Italiana Sport Invernali e con l’unanimità dei voti favorevoli (17 su 17, per alzata di mano) ha ufficialmente consegnato nelle mani della FISI e della località ampezzana l’organizzazione della rassegna iridata del febbraio 2021.

Il Mondiale di Cortina seguirà quello di St. Moritz del 2017 e quello di Are, in Svezia, del 2019, e arriverà giusto un anno prima dei Giochi Olimpici Invernali di Pechino.

Grande soddisfazione è stata espressa da parte di tutti i componenti della delegazione al congresso messicano: Flavio Roda, Presidente della Fisi, era tra i votanti in quanto componente del Consiglio Fis, ma è stato anche il primo firmatario dell’hosting contract, il contratto per il Mondiale che la Fis sottopone ai vincitori. “È un momento di grande gioia e che ci ripaga di tutto il lavoro fatto negli anni e nei mesi passati – afferma Flavio Roda –. Ringrazio di cuore il Governo italiano, a partire dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e dal Sottosegretario alla Presidenza, Luca Lotti, che ci hanno sempre sostenuto durante l’avvicinamento a questo congresso, così come ringrazio il Coni e il suo Presidente, Giovanni Malagò. Desidero complimentarmi con la Fondazione Cortina 2021 e con il suo Presidente, Riccardo Donadon, per la professionalità e la dedizione con cui hanno affrontato questi ultimi mesi della candidatura. Fondamentale anche l’apporto della Regione Veneto e del Presidente Luca Zaia, e la collaborazione con il Comune di Cortina d’Ampezzo e con la Provincia di Belluno”.

È una vittoria per tutte le realtà sportive e imprenditoriali ampezzane, che hanno ora una chance importante da utilizzare per proiettare Cortina verso il futuro. Una vittoria, anche, per l’Italia sportiva e non solo. Un grande evento internazionale sulle montagne italiane e dovrà essere l’opportunità per un rilancio complessivo del Paese.

“Cortina ha raggiunto un obiettivo straordinario, costruito con tenacia, capacità e passione – dichiara Giovanni Malagò, Presidente del Coni –. I Mondiali di sci rappresentano uno spot di rara efficacia per promuovere l’eccellenza del nostro Paese e per certificare la credibilità e il ruolo preminente rivestito dallo sport italiano a livello internazionale. Questa assegnazione premia l’eccellente lavoro di squadra svolto da CONI, FISI, Governo e Comune, grazie a una sinergia proficua che rappresenta lo schema vincente da seguire per coronare un altro sogno fantastico, chiamato Roma 2024. Cortina, prima città olimpica italiana della storia, potrebbe essere tra l’altro teatro di un grande evento destinato a fare da preludio a una nuova emozione a cinque cerchi, come quando passò il testimone alla Capitale per i Giochi Estivi del 1960 dopo aver ospitato quelli Invernali del 1956”

Felicissimo anche Riccardo Donadon, che ha condotto in porto il sogno che Cortina coltivava da molti anni. “Ha vinto la nostra visione – dichiara Donadon –. Un progetto concreto che vede al centro lo sport, gli atleti, i giovani e il territorio. Abbiamo collaborato fattivamente con la Federazione italiana e con la Fis, riuscendo a soddisfare tutte le richieste che ci sono state sottoposte per ottenere un grande Mondiale. Quello del 2021 dovrà essere un Mondiale tecnologico e ecosostenibile, che serva da volano per la montagna italiana, per la sua cultura e per rilanciare la tradizione del made in Italy. È un successo che condividiamo con i cittadini di Cortina e con tutto il territorio veneto, e che ci spinge ora a lavorare con maggiore impegno per dare forma al sogno che abbiamo fortemente voluto diventasse realtà”.

FISI Ufficio Stampa

IL CAMPIONE ANDRY MURRAY A SOSTEGNO DELLA LOTTA CONTRO LA MALARIA

IL CAMPIONE ANDRY MURRAY A SOSTEGNO DELLA LOTTA CONTRO LA MALARIA

Oro Olimpico a Londra nel 2012, vincitore di un Grande Slam e campione britannico sono i risultati ottenuti dal tennista Andy Murray, secondo solo a Novak Djokovic nel ranking mondiale dell’ATP (Association of Tennis Professionals).

Dal 2009, lo sportivo è testimonial della charity Malaria No More UK a sostegno della lotta contro la malaria, un impegno ribadito durante gli Internazionali BNL d’Italia a Roma. In occasione del principale torneo professionistico italiano, il campione rinnova l’invito all’Italia e al mondo a contribuire al Fondo Globale, il più grande finanziatore mondiale di programmi per combattere e sconfiggere malaria, tubercolosi e AIDS.

“La malaria uccide un bambino ogni due minuti – afferma Andy Murray –. Negli ultimi anni si sono fatti progressi senza precedenti. Tra il 2000 e il 2015, le morti per malaria nei bambini si sono dimezzate, salvando, così, oltre 6 milioni di vite, l’equivalente delle popolazioni di Roma, Milano e Napoli messe assieme”.

Andy Murray © Stonehouse Photographic

Il crescente impegno economico ha fornito più prevenzione, diagnosi migliori e cura della malattia. “La raccolta di fondi consente di continuare l’ambizioso progetto e perpetrare i progressi tanto faticosamente ottenuti, senza permettere che la situazione di peggiori – riferisce il campione –. Entro il 2020 con l’impegno dell’Italia e del resto del mondo, il Fondo Globale può raddoppiare gli investimenti e salvare la vita di molte persone, soprattutto bambini in Africa, l’area maggiormente colpita”.

Analizzare e imparare dal passato è fondamentale. “Quando i fondi sono stati ridotti o bloccati, in molti Paesi si è assistito al ritorno ancora più aggressivo della malattia – precisa Murray –. Non possiamo fermarci o lasciarci sfuggire delle occasioni quando le vite e il futuro di così tante persone sono in pericolo. Spero che tutte le nazioni, Italia compresa, rinnoveranno nei prossimi mesi l’impegno con il Fondo Globale”.

Per vincere nello sport occorrono dedizione, strategia e perseveranza, qualità fondamentali, anche, per ottenere enormi progressi nella lotta contro la malaria che è possibile prevenire attraverso una terapia salvavita che costa meno di un caffè. Debellare la malattia è un obiettivo raggiungibile perché nessun bambino deve morire a causa della puntura di una zanzara.

Simone Lucci

L’EQUIPAGGIAMENTO SICURO E TECNOLOGICO SCELTO DAGLI ATLETI FISI

L’EQUIPAGGIAMENTO SICURO E TECNOLOGICO SCELTO DAGLI ATLETI FISI

È tempo di montagna e di vittorie per gli atleti della Federazione Italiana Sport Invernali (FISI).

Di seguito tutti i podi fino ad oggi conquistati nello sci alpino dagli atleti della Federazione Italiana Sport Invernali nel corso della Coppa del mondo 2015/16.

 

1° Peter Fill – DH maschile Kitzbuehel (Aut) – 23/01/16

1° Federica Brignone – GS femminile Soelden (Aut) – 24/10/15

2° Christof Innerhofer – SG maschile Joengseon (Kor) – 07/02/16

2° Dominik Paris – DH maschile Jeongseon (Kor) – 06/02/16

2° Giuliano Razzoli – SL maschile Wengen (Svi) – 17/01/16

2° Peter Fill – DH maschile Lake Louise (Can) – 28/11/15

3° Stefano Gross – SL maschile Wengen (Svi) – 17/01/16

3° Federica Brignone – GS femminile Flachau (Aut) – 17/01/16

3° Peter Fill – SG maschile Lake Louise (Can) – 29/11/15

3° Federica Brignone – GS femminile Are (Sve) – 12/12/15

3° Federica Brignone – GS femminile Aspen (Usa) – 27/11/15

Il primo posto è di Matteo Marsaglia, che si è imposto nel supergigante maschile Fis disputato sulla pista di Cortina, seguito da Silvano Varettoni e dal simpaticissimo meranese Werner Heel.

L’Italia torna a far suonare l’Inno di Mameli in una delle classiche della Coppa del Mondo con il fassano Stefano Gross che ottiene, con lo slalom maschile, la prima vittoria per lo sci alpino nella stagione in corso sulla Chuenisbärgli di Adelboden (Svizzera).

E poi: Peter Fill che trionfa nella discesa libera di Kitzbühel conquistando l’ambito trofeo Hahnenkamm. E i recenti successi nella tappa di coppa del mondo di Jeongseon in Corea (località che ospiterà le discipline veloci nel 2018 per le Olimpiadi di PyeongChang). E i secondi posti del Gigante di Dominik Paris, in discesa libera, e dell’esuberante 31enne campione di Gais, Christof Innerhofer, nel Supergigante.

Questi alcuni dei risultati conquistati dagli atleti italiani.

I trionfi azzurri sono il frutto di allenamento, dedizione e abilità, uniti a un equipaggiamento adeguato, così come sostengono Silvano Varettoni, Elena Curtoni e Mattia Casse, atleti di sci alpino.

Silvano Varettoni

Silvano Varettoni inizia la sua attività sportiva all’età di 3 anni affiancato da una maestro di sci per principianti. Con il sostegno del fratello, allenatore di sci, accede al primo gruppo sportivo e da lì incominciano la sua carriera e le sue grandi vittorie. Entra in FISI nel 2004, e nello stesso anno conquista il secondo posto ai mondiali junior a Maribor. Nella scorsa stagione conquista il quarto posto nella Coppa del Mondo di Garmisch-Partenkirchen.

Quale casco e maschera utilizzi?      

Nel 2014, ho usato per la prima volta il casco HEAD e mi sono trovato subito bene. Sono accessori comodi e abbastanza confortevoli, pensati appositamente per la sicurezza, un aspetto fondamentale per chi li indossa. L’accessorio che prediligo del brand è la mascherina, la sua larghezza e l’altezza la rendono unica nel suo genere e le lenti sono di qualità.

Tra la gamma di lenti, quali preferisci?

Io indosso la lente specchiata blu in qualsiasi condizione atmosferica perché crea molto contrasto. In caso di scarsità di luce, la visiera bianca fornisce una buona visuale, ma la qualità del contrasto è scadente. Personalmente, preferisco avere poca luce e più contrasto.

Quali sci e scarponi utilizzi?

È il nono anno che utilizzo sci e scarponi HEAD e mi sono trovato sempre bene. Guardando le classifiche delle gare di Coppa del Mondo possiamo notare che gli atleti che scelgono HEAD sono sempre ai primi posti perché il materiale degli accessori è molto valido.

Secondo te, quanto influiscono i materiali nel risultato di una prestazione?

Il materiale di per sé incide per il 10%, la differenza è data dall’allenamento e dalla bravura dell’atleta, dal saper sfruttare al meglio le caratteristiche degli attrezzi e dallo scegliere il giusto compromesso tra scarpone, attacchi e sci. Un lavoro in continua evoluzione.

Elena Curtoni

Nata in una famiglia di sciatori, la ventiquattrenne Elena Curtoni ha sviluppato la passione per lo sport fin da piccola. Il padre, la madre e la sorella l’hanno sempre sostenuta durante le sue prime gare e il passo verso la carriera agonistica è stato breve; è entrata in FISI all’età di 15/16 anni. I suoi migliori successi: le medaglie ai campionati italiani, una sesta posizione ai mondiali e un quinto posto nelle gare di Coppa del Mondo.

Quanto sono importanti l’abbigliamento tecnico e i materiali durante le competizioni?

Sono importantissimi. Io amo HEAD: utilizzo il casco e la maschera del brand. Accessori innovativi, giovani, di stile. In pista, ho provato anche gli sci in grafene e sono divertentissimi.

In gara quali sci utilizzi?

Dipende dalle discipline. A seconda del tipo di gara utilizzo lo sci indicato consultandomi anche con lo ski man:

gli sci da Gigante o da Super G.

Per quanto riguarda la maschera, quali colori di lente preferisci?

Mi piace molto la lente specchiata argento. È un modello classico che si adatta a tutte le condizioni atmosferiche perché non è troppo chiara. Nelle giornate molto soleggiate utilizzo la mascherina specchiata blu: con le piste innevate è molto bella.

Cosa pensi quando tagli il traguardo e vedi il tempo? A chi è rivolto il primo pensiero?

Non ricordo il mio primo pensiero, perché quando tagli il traguardo hai talmente tanta adrenalina che non comprendi immediatamente com’è stata la performance. Al momento, il quinto posto è il mio migliore piazzamento, in futuro spero di fare ancora meglio.

Mattia Casse

All’età di 3 anni, Mattia Casse ha cominciato a frequentare le piste innevate di un piccolo paese in provincia di Torino, in Val di Susa. La sua carriera agonistica è iniziata prima a Tarvisio e poi in Friuli; all’età di 8 anni l’ingresso in FISI, e poi il quindicesimo posto in Coppa del Mondo in Discesa Garmisch-Partenkirchen, 2 vittorie in Coppa Europa e l’anno scorso 6/7 piazzamenti in Discesa Super G.

In gara quali sci utilizzi?

In gara utilizzo il modello di sci HEAD sviluppato per gli atleti di alto livello. Noi sportivi proviamo una serie di sci e poi scegliamo il modello che si adatta meglio alle nostre esigenze.

Nella mascherina quali sono i colori che preferisci per le lenti?

Preferisco la mascherina con la visiera gialla quando le condizioni atmosferiche non sono favorevoli. La nebbia e la scarsa visibilità rendono questo modello adatto durante le competizioni, e non passa inosservato. In alcune occasione sfrutto la mascherina specchiata.

Quale casco usi?

Ho adottato un casco HEAD. È un casco di qualità e credo che vada sponsorizzato ancora meglio perché è un prodotto di alta gamma.

Cosa pensi quando tagli il traguardo e vedi il tempo? A chi è rivolto il primo pensiero?

Sicuramente penso alla manche. Se la gara è andata bene significa che sto lavorando in modo corretto e sono contento, mentre se la performance è andata male rivedo i filmati per comprendere gli errori e pensare ai miglioramenti da apportare nelle competizioni successive. Visionare i filmati è molto importante, indipendentemente dall’esito della gara.

HEAD Race

I successi degli sportivi nascono dal loro grande impegno e dalla dedizione dell’Head Racing Department, un team di persone che lavorano per studiare attrezzi vincenti per le competizioni e mettono la tecnologia dei campioni al servizio di tutti. Per migliorare le performance degli sportivi sulle piste è stata creata la linea Race. Sci, mascherine, scarponi e caschi innovativi e all’avanguardia.

Lo sci HEAD iRACE rappresenta il giusto compromesso tra la stabilità dello sci da gigante e la dinamicità dello sci da slalom. A differenza del modello iSPEED, iRACE presenta geometrie che lo rendono ideale per chi ama sentire sempre lo spigolo incidere la neve.

HEAD RAPTOR 120 è uno scarpone da gara con volumi interni leggermente più abbondanti; la forma interna della scarpa permette un maggiore controllo dello sci grazie alla larghezza metatarsale di 98 mm. Il profilo del collo del piede è ridotto in modo da avere una maggior rapidità di cambio spigoli. Lo scafo è realizzato con gli stessi materiali usati dagli atleti del Team Head e permette di avere una risposta elastica per performance impareggiabili. Il Flex può essere regolato in base alle esigenze, inserendo il numero di rivetti necessario nella parte posteriore.

HEAD investe da sempre in innovazione in ciascuna categoria di prodotto. Le protezioni sono molto curate: l’azienda vuole garantire sicurezza agli amanti della montagna di ogni livello. L’azienda creatrice di App per smartphone, RUNTASTIC, ha collaborato con HEAD alla realizzazione di HEAD SENSOR. Il casco, oltre alla sicurezza e al comfort, offre anche dispositivi intelligenti e all’avanguardia utilizzando cellulari con GPS che forniscono informazioni su distanze, itinerari, velocità, velocità media e differenze di altitudine. Il casco regala pure la possibilità di controllare il battito cardiaco e le calorie bruciate grazie all’utilizzo della fascia cardiaca compresa nella confezione.                                                     L’applicazione RUNTASTIC dà la possibilità di ascoltare musica, per favorire ulteriormente il benessere psicologico. Tutto è possibile attraverso la tecnologia Bluetooth.

Per una corretta visuale il brand produce la maschera da sci STIVOT, realizzata in policarbonato, e garantisce le migliori qualità visive grazie all’accuratezza nella costruzione delle lenti e alla protezione dai raggi UV. Il rivestimento in silicone all’interno dell’elastico dona proprietà antiscivolo al casco. STIVOT è un modello ideale per qualsiasi tipo di uso, in pista o fuori pista.

Sicurezza, tecnologia e progresso sono le qualità dell’equipaggiamento HEAD che consentiranno agli sportivi di conquistare traguardi sempre più importanti e nuovi podi.

Clementina Speranza

MICRO-TROLLEY IN PLASTICA RICICLATA PER IL TRASPORTO DEGLI SCI

MICRO-TROLLEY IN PLASTICA RICICLATA PER IL TRASPORTO DEGLI SCI

Per gli amanti della neve la settimana bianca rappresenta relax, svago e divertimento. Prima di affrontare le piste, gli sciatori devono però sottoporsi alla fatica di trasportare l’attrezzatura sportiva dall’hotel o dal parcheggio fino agli impianti di risalita, indossando anche scomodi scarponi. Ma c’è una soluzione: per rendere il trasporto meno stressante, il giovane ingegnere milanese Sergio Pedolazzi ha ideato un piccolo trolley in plastica colorata (riciclata quello nella versione nera). Si chiama Skiddi, si aggancia alla parte terminale di tutti i modelli di sci in commercio e, grazie a due piccole ruote, permette un trasporto manuale facile e sicuro. Pesa 86 grammi ed è di dimensioni tali che, una volta raggiunti gli impianti, si può riporre in tasca o nello zaino. “Spesso il tragitto per raggiungere gli impianti sciistici è sconnesso, in salita, e trasportare l’attrezzatura mia e di mia moglie è un’operazione alquanto faticosa e pericolosa anche per chi è attorno – afferma il creatore, Sergio Pedolazzi –. Non trovando nessun prodotto in rete per risolvere l’inconveniente, ho deciso di crearlo da me”. Così, grazie alla passione per il design tecnico del giovane ingegnere e a una semplice stampante 3D domestica, è nato il primo prototipo del trolley tascabile, subito brevettato.

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“Per lanciare il prodotto sul mercato ho utilizzato Kickstarter la più grande piattaforma mondiale di finanziamento collettivo di progetti creativi (crowdfunding) – riferisce Sergio Pedolazzi –. Nel marzo 2015, ho pubblicato sul sito un video di presentazione per far conoscere il progetto e consentire agli interessati di prenotare Skiddi al prezzo di 35 dollari, circa 30 euro, comprese le spese di spedizione. Il progetto, che si rivolgeva a una platea di 105 milioni di sciatori nel mondo, di cui 28 milioni in Europa e circa 20 negli Stati Uniti, ha riscosso un immediato interesse, ricevendo in un mese preordini per circa seicento pezzi. Con il denaro raccolto ho poi dato vita alla produzione industriale”.

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Il trolley è prodotto in Lombardia. “Un po’ per nazionalismo, un po’ per comodità logistica abbiamo deciso di tenere la filiera produttiva tra Bergamo e Brescia – chiarisce con orgoglio Pedolazzi –. La società che stampa la materia plastica è una cooperativa sociale Airone di Pompiano, in provincia di Brescia, quotidianamente impegnata nel reinserimento sociale e lavorativo di persone con disagio fisico e psichico”. Nell’operazione Skiddi e nella campagna, un ruolo decisivo lo ha svolto D-Namic, uno degli incubatori certificati in Italia, con sedi a Brescia, Gerenzano (Varese) e in California. “Il nostro lavoro è supportare le idee migliori nella loro realizzazione, accelerando lo sviluppo e il posizionamento sul mercato – specifica Alessandro, Amministratore Delegato di D-Namic –. Per tale motivo, il crowdfunding è lo strumento più efficace, perché permette di fare prevendita, creando ‘community’ e distribuzione allo stesso tempo, investendo risorse ‘limitate’. Skiddi è il primo di una serie di progetti che intendiamo lanciare nel 2015 su Kickstarter”.

Un significativo contributo tecnologico è stato offerto da FabLab Milano, promosso dalla Fondazione Mike Bongiorno, dove Sergio ha condiviso lo sviluppo e la produzione delle ultime versioni prototipali di Skiddi.

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Con l’aiuto di Skiddi, gli appassionati di sci possono finalmente dimenticare la fatica e la frustrazione del trasporto dell’attrezzatura e affrontare le candide piste in totale relax.

Simone Lucci

Nato nel 1983, Sergio Pedolazzi si cimenta fin da piccolo nel laboratorio del padre come “piccolo maker” e dimostra una grande attitudine per la tecnologia e l’innovazione. Laureato all’Università degli Studi di Pavia, lavora come ingegnere civile in una multinazionale in campo edile. Nel 2012, grazie alle competenze tecniche acquisite durante gli studi e alla passione per lo sci, concepisce l’idea di Skiddi. Lo sviluppo definitivo del progetto avviene un paio di anni dopo, in seguito all’acquisto di una stampante 3d open-source, che gli consente di definire le linee e il design caratteristici del prodotto. Nel 2014, Sergio deposita il brevetto di invenzione di Skiddi e viene premiato nel concorso DesignWinMake.

VENT’ANNI DI CALCIO IN UN LIBRO A SCOPO BENEFICO

VENT’ANNI DI CALCIO IN UN LIBRO A SCOPO BENEFICO

Il Natale è vicino e la crisi di panico da regalo inizia a farsi sentire. Se avete amici, parenti, mariti appassionati di sport e non sapete come fare colpo, Gentleman 20 è un libro decisamente adatto perché racconta, con testi e immagini, una storia di calcio e fair play lunga vent’anni dal 1996 al 2015. I proventi delle vendite andranno a beneficio della Fondazione Pupi, impegnata sul fronte dei diritti dell’infanzia, di cui Javier Zanetti è presidente.

Curato dai giornalisti Stefano Gramegna e Gabriele Tacchini, il volume ospita i testi di alcuni esperti in calcio (David Messina, Massimo Caputi, Marco Civoli, Filippo Grassia, Mino Taveri) e molte foto che descrivono e drammatizzano quattro lustri di fasti sportivi, rivisitando le imprese e le gesta di grandi atleti che, prima di essere tali, sono e sono stati uomini corretti e consapevoli. Gentleman 20 contiene memorabili scatti tra cui: la posa plastica di Gianluigi Buffon e la grinta agonistica di capitan Paolo Maldini; la storica fotografia in cui Javier Zanetti, appena acquistato dall’Inter, posa con Valentin Angelillo e Sebàstian Rambert; l’istantanea che immortala l’incontenibile gioia di Fabio Grosso subito dopo aver marcato il penalty decisivo nella finale con la Francia nei Mondiali del 2006.

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Il libro nasce per festeggiare i vent’anni dalla nascita del Premio Gentleman Fair Play Awards – Una storia lunga vent’anni… ideato da Gianfranco Fasan e Federico Aloisi.

Nel 1996, il premio viene assegnato per la prima volta al giocatore di Milan e Inter maggiormente distintesi per Fair Play, correttezza e professionalità in campo e fuori dal campo. Da allora il Gentleman Fair Play Awards, con il patrocinio di tutte le massime Istituzioni sportive, si è allargato a tutto il Calcio professionistico e ha visto sfilare sul palco delle premiazioni gli sportivi del calcio italiano e mondiale più meritevoli, da Del Piero a Pirlo, da Ronaldo a Figo, da Maldini a Kakà. Dal 2014 a Javier Zanetti è stata conferita la Presidenza onoraria del Premio Gentleman.

Simone Lucci

SCI IN GRAPHENE™: IL MATERIALE DA PREMIO NOBEL

SCI IN GRAPHENE™: IL MATERIALE DA PREMIO NOBEL

Come da tradizione, dicembre dà l’avvio alla stagione sciistica per tutti gli appassionati che vogliono lanciarsi lungo discese ricoperte da un soffice manto di neve. Per sciatori professionisti e amatoriali, l’azienda austriaca HEAD fornisce accessori sicuri e di design dal 1950.

La nuova frontiera del brand è la produzione di sci in GRAPHENE™, un cristallo bidimensionale leggero, resistente e sottile ricavato dalla grafite, che ha valso il premio Nobel per la fisica 2010 ai due fisici Andrej Gejm e Konstantin Novoselov dell’Università di Manchester. Il materiale è più leggero del legno e del metallo, ma più flessibile della plastica, più duro del diamante e 300 volte più robusto dell’acciaio. “Leggerezza, equilibrio, reattività e controllo sono le caratteristiche che un foglio di GRAPHENE™ conferisce agli sci, attualmente non utilizzati dai campioni in gara – afferma Stefano Silvestri, Wintersports Category Manager di Head –. Grazie alla nuova tecnologia contengono una minore percentuale di legno e di fibra di vetro, per aumentare gli strati di titanio che forniscono un’elevata resistenza e reattività”.

Posizionato in aree specifiche delle aste, il GRAPHENE™ dona maggiore controllo ed equilibrio, garantendo la tenuta in ogni situazione e movimento. “In base al modello di sci, al tipo di sciata e alle condizioni atmosferiche, il cristallo bidimensionale permette di regolare: la flessione, il profilo geometrico, la distribuzione del peso del prodotto per ottimizzare l’esperienza sciistica”, spiega Silvestri.

Sci GRAPHENE

“Negli sci da uomo, il GRAPHENE™ è inserito al centro, riducendone la struttura – spiega il Manager di Head –. Le spatole in coda sono rafforzate, per regalare maggior resistenza meccanica, ripartire le masse in modo differente e ottenere un comportamento più idoneo alle esigenze attuali”.

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HEAD ha sfruttato l’innovativo materiale per alleggerire e bilanciare gli sci da donna della nuova collezione LIBRA, Lightweight Intelligent Balanced Rocker. Un Flex più morbido Sci HEADper un miglior scivolamento, una soletta allargata per fornire maggior stabilità e un Intelligence Stabilizer per ridurre le vibrazioni in punta sono gli elementi che caratterizzano l’architettura della linea. Il modello SUPER JOY è ideale per le donne che amano la velocità, la precisione, le piste battute, il carving puro e che hanno attitudine alla competizione, mentre per le amanti della pista e del fuori pista, lo SCI HEAD TOTAL JOY risulta adatto, in quanto il GRAPHENE™ è posizionato al centro delle aste per fornire un controllo elevato. Ecco perché lo slogan è “LIBRA is light done right”, che tradotto significa “leggerezza fatta bene”.

Il cristallo di grafite è presente anche nelle collezioni MONSTER e INSTINCT. “Gli sci Monster sono larghi e hanno bisogno di una maggiore galleggiabilità – precisa Stefano Silvestri –. L’inserimento del GRAPHENE™ nelle spatole in coda garantisce una corretta stabilità statica, dinamica e strutturale per affrontare le piste innevate”.

L’inverno e l’apertura delle piste non sono lontani, e grazie al materiale tecnologico e innovativo, tutti gli sciatori possono affrontare le bianche piste in sicurezza. Il conto alla rovescia per gli amanti della neve è iniziato.

Simone Lucci

IL TRICOLORE: SULLA TUTA, NELL’ALIMENTAZIONE E NEL CUORE

IL TRICOLORE: SULLA TUTA, NELL’ALIMENTAZIONE E NEL CUORE

La Kombat™ FISI è la nuova tuta da gara degli Azzurri. Blu navy, con il tricolore stampato a fondo gamba, accompagnerà sulle piste anche Giulia per la stagione 2015/2016.

Lei è Giulia Stürz, ha 22 anni e vive in Trentino, precisamente in Val di Fiemme, luogo in cui vi è una forte tradizione per lo sci nordico, che ha ospitato le 3 le edizioni dei campionati mondiali di sci di fondo.

Giulia inizia a gareggiare sin da piccola, quando non aveva ancora 6 anni, l’età che consentiva di partecipare alle competizioni. “Ma non mi piaceva correre sugli sci — afferma –, ero invece la bambina più felice del mondo quando mia mamma mi portava nelle piste di fondo, lì mi divertivo. Lo testimonia anche una foto esposta in casa che mi ritrae mentre piango per l’odio sfrenato per lo sci di discesa”.

Giulia Stürz capisce da subito qual è la sua strada. “Le prime soddisfazioni, l’ambiente sano e i nuovi amici nell’ambito dello sport… è stato un approccio naturale alla fatica. Arrivano le prime vittorie e i primi podi alle gare del paesello, è così che noi le chiamiamo”.

Poi l’ingresso in FISI (Nazionale Italiana Sport Invernali), dove Giulia Stürz, titubante agli esordi, nel 2007 vince la sua prima gara “sprint”. “Ricordo bene quella gara perché mi ha premiata un grande campione italiano nella mia disciplina, Pietro Piller Cotter, che è oggi il mio allenatore. Ho acquisito sicurezza e, quando ho avuto la consapevolezza del mio potenziale, ho iniziato a impegnarmi sempre di più, fino a far parte oggi della Nazionale Under 25”. Da quella gara in poi Giulia Sturz ha continuato a collezionare medaglie: un bronzo nel campionato Mondiale Under 23 lo scorso anno in Val di Fiemme, e due bronzi quest’anno ai Mondiali Under 23 disputati in Kazakistan. “Nell’ultima gara vinta avevo accanto mio padre e gli ho dedicato la vittoria. Mi viene la pelle d’oca solo a pensarci. Se i miei genitori non mi avessero trasmesso la passione e non mi avessero sostenuta, non avrei ottenuto questi risultati”. Dopo una vittoria, tagliato il traguardo, le capita spesso di pensare alla famiglia che la incoraggia e con cui ha un legame molto forte.

STUERZ GIULIA ITA IN AZIONE DURANTE IL CROSS COUNTRY WORLD CUP - VIESSMAN FIS TOUR DE SKI DOBBIACO TOBLACH ITA - 5.0 KM FEMMINILE TC -  7 GENNAIO 2015 (PHOTO ELVIS)

Insegnamenti: Pietro Piller Cottrer è da due anni il suo allenatore. “Se affronti un problema nel modo più sereno è facile superarlo. Un problema non è permanente. Niente è impossibile. Essere sereni sempre e trovare il lato positivo delle cose”, questi sono gli insegnamenti di Pietro Piller Cottrer che l’accompagnano nella vita quotidiana e nello sport.

Pietro Piller Cottrer, classe 1974, soprannominato CaterPiller da quando nel 1997 vince la 50 Km di Holmenkollen-Oslo, è il più giovane e il primo italiano ad aggiudicarsi questa gara, davanti al norvegese Bjorn Daehlie, il più vittorioso nella storia dello sci di fondo. “Pietro ha annunciato il suo ritiro in una conferenza in Trentino, dove si svolgevano i Mondiali Fiemme 2013. La decisione di ritirarsi l’ha presa dopo l’incidente alla Marcialonga che gli ha impedito di partecipare ai Mondiali”, riferisce Giulia. 
Si è ritirato dopo una ventina d’anni passati sugli sci da fondo, a tutte le latitudini e dopo una collezione di successi: 36 podi in Coppa del Mondo, un oro olimpico e uno mondiale, e una Coppa del Mondo di distanza.

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Allenamenti: “Alterniamo le settimane di scarico a quelle di carico. Incentriamo la nostra preparazione sull’allenamento a secco per la prima parte (da maggio a settembre). In questi mesi ci alleniamo in palestra e usiamo la forza e lo skirol.

Da settembre a ottobre iniziamo a mettere gli sci ai piedi e ci rechiamo nei ghiacciai o nei tunnel. In Germania ad esempio ce n’è uno di 2 km.”

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Alimentazione: L’alimentazione è molto importante e Giulia la cura con attenzione. “Sono un po’ dormigliona e se posso dormo fino alle 9,; quando siamo in raduno, invece, la sveglia è alle 7. La colazione è fondamentale nella vita dell’atleta, è importante per il recupero della fatica muscolare ed è il pasto che preferisco perché è il più fantasioso. Inizio con una carica di carboidrati. Adoro i fiocchi d’avena con il latte o con l’acqua, accompagnati con bresaola e gallette. Aggiungo la frutta secca, noci e mandorle, e una tazza di the verde. Poi posso cucinare i pancake o i muffin. Per variare, utilizzo talvolta il latte di soia, e sono sempre alla ricerca di ricette particolari, anche quelle vegane. Preferisco i cibi naturali e non amo esagerare con gli integratori e con i sostituti degli alimenti veri”. Sebbene viva con i genitori, che fanno gli albergatori, è lei la regina della cucina, e la pasta è il suo piatto preferito. “Adoro le linguine al farro della Felicetti, che è anche mio sponsor da un anno, un marchio di pasta che nella dispensa di casa mia c’è sempre stato. Cucino le linguine al pomodoro, ai frutti di mare, con un buon olio d’oliva…”

                                                                   Clementina Speranza

L’UOMO PIÚ VELOCE DEL MONDO ALLA CONQUISTA DEL K2

L’UOMO PIÚ VELOCE DEL MONDO ALLA CONQUISTA DEL K2

Il 31 luglio 1954 è la data in cui Lino Lacedelli e Achille Compagnoni piantano la bandiera tricolore sulla vetta del monte pakistano K2, conquistando la seconda vetta più alta del mondo con i suoi 8.611 metri. Spedizione organizzata dal Club alpino italiano e finanziata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal Comitato Olimpico Nazionale. Il successo della scalata è determinato dal lavoro dell’intera squadra guidata da Ardito Desio, a capo di trenta uomini tra alpinisti e ricercatori e dal supporto di alcuni membri pakistani, primo fra tutti Amir Mahdi.

In occasione del sessantesimo anniversario della conquista del K2, una squadra alpinistica pakistana tenta la conquista della vetta, con il supporto di un team di scalatori italiani e dell’Associazione Ev-K2-Cnr. L’organizzazione è stata fondata da Ardito Desio trent’anni fa, con lo scopo di promuovere attività che uniscono sviluppo ambientale, ricerca scientifica, cooperazione e salvaguardia dell’ambiente. La spedizione non è esclusivamente alpinistica, ma anche scientifica e ambientale. Il capo della spedizione è Muhammad Taqi, con al seguito sei alpinisti pakistani, quattro scalatori italiani, un team di ricercatori del Ev-K2-Cnr e Daniele Nardi, fotografo e documentarista di alta quota. In rappresentanza dell’Italia sono stati scelti: il valsesiano Michele Cucchi, il valdostano Simone Origone. Per la giuda alpina trentacinquenne e il pluricampione di sci di velocità Simone Origone non è la prima spedizione che affronta. Il 7 settembre 2007 ascende le venti vette oltre i 4000 metri della catena del Monte Rosa in 17 ore e 40 minuti, e conclude l’impresa raggiungendo il Cervino con successo.

K2 EXPEDITIONIn Pakistan, il campione dimostra la medesima tenacia, determinazione e impegno con cui affronta le gare di chilometro lanciato (KL). “Sono stato contattato con poco preavviso, in quanto ho sostituito un componente della spedizione – spiega Simone Origone –. Non ho potuto allenarmi e avere una preparazione mentale adatta. Il mio obiettivo era fare esperienza e verificare come reagivo all’alta quota. È la montagna, poi, a decidere”.

Simone Origone - K2La difficoltà maggiore della scalata è l’altitudine. “Più ci si avvicina alla cima, e maggiormente la scalata diventa faticosa. A 8000 metri, la performance fisica cala dell’80% e si è deboli, avendo un calo dell’appetito – precisa Origone –. Ci si nutre con: zuppe calde perché aiutano l’idratazione, alimenti in scatola, frutta secca, barrette energetiche, biscotti, grana, carne essiccata tipo prosciutto, bresaola e speck. Cibi leggeri da trasportare e altamente energetici. È importante effettuare una reintegrazione di sali minerali e di amminoacidi per prevenire la disidratazione e il catabolismo muscolare”. A causa delle difficoltà alimentari Simone Origone ha interrotto la sua avventura. “Ho rinunciato tra campo 4 e la cima, a circa 8150 mt, perché non riuscivo a bere e ho avuto paura di rimanere disidratato finendo le energie. Ho poi capito che probabilmente la bevanda che usavo a quella quota non era ben tollerata dal mio stomaco”. Nonostante la delusione per avere visto andare in fumo la sua arrampicata alla conquista del monte più alto che abbia mai scalato, il campione si è reso protagonista di un’impresa di salvataggio per aiutare lo scalatore pakistano Muhammad Hassan, dopo un malore al campo 4, lasciando la conquista della vetta ai restanti membri del team. “La scalata del K2 mi ha suscitato una grande emozione – racconta lo sciatore –. A 8000 metri ho visto luoghi incredibili, che ripagano la fatica dell’impresa. È un’esperienza che rifarei sicuramente”.

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E chissà quale altra impresa affronterà il trentaseienne valdostano che ha fissato il nuovo record mondale di sci di velocità con 252,632 km/h, nella stessa pista francese di Vars in cui aveva toccato i 252,454 km/h, migliorando così il suo stesso record. Primati che lo rendono l’uomo più veloce del mondo senza l’ausilio di un motore e il re dello sci di velocità. Un re con la neve e l’ambizione nel cuore.

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Simone Lucci

GIORGIO ROCCA, IL SUO ESSERE “BIO”, I RICORDI E LA SUA ACCADEMIA

GIORGIO ROCCA, IL SUO ESSERE “BIO”, I RICORDI E LA SUA ACCADEMIA

Tre cristalli di neve tatuati sul braccio rappresentano le sue passioni: le distese innevate e i suoi tre bambini. Un tatuaggio dopo la nascita di ogni figlio, il primo nel 2007, anche per coprire una cicatrice. Il grande slalomista Giorgio Rocca ha lasciato le piste ma non dimentica il suo amore per l’aria libera e la natura.

“Ho vissuto e vivo di natura. È difficile oggi essere ecologisti, ma cerco di esserlo il più possibile anche per dare un esempio ai miei figli”, precisa Rocca.

Praticando lo sci, Giorgio Rocca è stato spesso obbligato a indossare materiali sintetici per questioni tecniche, oggi però evita i pile e le tute con tessuti acrilici. “A me piacciono le fibre naturali, il cotone, la lana. E tutto questo cerco di trasmetterlo ai miei bambini ai quali regalo giocattoli di legno piuttosto che in plastica”. Vivere in armonia con i ritmi della natura per lui è possibile: per Rocca la qualità della vita è stare bene, evitare lo stress dell’auto, abitare vicino al posto in cui lavora, e avere tempo da dedicare alle cose a cui tiene davvero.

“Il massimo sarebbe vivere dove non c’è inquinamento, in una casa il più possibile bio, tutta in legno, dove non si spreca carburante… La qualità della vita è fatta anche di piccole cose: è importante mangiare cibi sani, incide sul proprio benessere – spiega Rocca –. È importante anche come si mangia, gustare i cibi con calma evitando di pensare a tutt’altro”.

Di lui in molti hanno scritto, parecchi lo hanno intervistato. Tanto è stato detto del campione ma poco dell’uomo Rocca, e pochissimo del nuovo Giorgio, nato quando ha lasciato l’agonismo. Il nuovo Giorgio non è più soltanto un ragazzo sportivo, è ormai un uomo che si occupa dei propri figli e s’impegna particolarmente nel lavoro. Continua a fare il carabiniere, ma si dedica a tanti progetti: collabora con la F.I.S.I., fa l’imprenditore, e vuole sfruttare l’esperienza dei suoi anni da campione nel miglior modo possibile.

Lo hanno definito poco sorridente. “Sono molto controllato, ho sempre avuto paura d’esser giudicato in maniera sbagliata dai giornalisti, e quindi nelle interviste mi apro realmente solo con pochi”, chiarisce Rocca. Chi lo conosce bene, però, lo considera divertente, sorridente e carismatico.

Oggi il suo look è cambiato. Non più capelli cortissimi, ma lunghi riccioli che incorniciano il volto; gli occhiali da vista modaioli con montatura in celluloide, poi, gli danno un aspetto nuovo. Anche l’abbigliamento è diverso: giacca in fustagno e trench impermeabile.

“Se dovessi scrivere un’autobiografia, parlerei di cose che pochi sanno, che in pochi conoscono bene – racconta Rocca –. Scriverei degli alti e bassi legati agli infortuni e a come il superamento di questi mi ha fatto diventare più forte sia come atleta che come uomo. Dopo un infortunio si ritorna a essere uno dei tanti, e si riemerge solo puntando sulla forza del carattere.

Un atleta, poi, è abituato a primeggiare, e lo sport tante cose non le insegna. Non t’insegna la quotidianità, non ti insegna a rapportarti con la gente in maniera rilassata, non competitiva, non t’insegna a stare con gli altri senza cercare la vittoria in ogni momento del giorno”.

Lui, che parecchie volte è salito sul podio e vanta ben 11 vittorie, oggi, a 35 anni, dopo essere divenuto padre, mette lo sci al 2° posto, perché al 1°, ovviamente, stanno i suoi bambini. Al 3° posto, poi, c’è il lavoro.

La scuola di sci Eleven by Giorgio Rocca ha questo nome per ricordare le sue 11 vittorie. Si tratta di una scuola speciale, con maestri formati da lui e con atleti che hanno gareggiato con successo.

La Giorgio Rocca Ski Academy è un’accademia di perfezionamento che permette a sciatori di buon livello di esercitarsi insieme a Rocca nelle piste di Livigno, di Coumayeur, della Val Gardena e di Cortina. “Scio con gli allievi per due giorni, affiancato da un atleta che ha gareggiato insieme a me per la coppa del mondo – spiega Rocca –.  Durante la giornata si fanno delle riprese video e la sera le esaminiamo insieme, così gli allievi hanno un confronto visivo e io posso spiegare meglio come lavorare sui difetti.

Quando gareggiavo, ho ideato insieme al mio allenatore una tecnica legata all’ipnosi che aiuta a gestire le emozioni, a controllare le energie e sfruttarle al meglio. Stringendo i bastoncini, ad esempio, riuscivo a isolarmi dalla realtà, era come se entrassi in un tunnel, per concentrarmi solo su quello che stavo facendo. Senza lasciarmi influenzare da persone, pensieri o insicurezze. Questo non è semplice da trasferire, ma è ciò che vorrei insegnare. Mi piacerebbe, poi, trasmettere la capacità di guardarsi intorno e di capire quanto siamo fortunati a praticare uno sport che ci immerge in una natura meravigliosa quale è quella della montagna”.

Un’altra esperienza lavorativa di Rocca è la collaborazione con la Federazione Italiana Sport Invernali e con la scuola Tecnici Federali, nella quale si occupa della formazione di nuovi maestri e di allenatori di sci alpino appartenenti a club nazionali e internazionali. In Svizzera, poi, ha un’attività in cui promuove, sia per la  farmaceutica che per lo sport, prodotti utilizzati da lui stesso nel corso della propria carriera.

“L’esperienza che mi ha creato più emozione nella mia vita agonistica è quella del giuramento durante i Giochi Olimpici Invernali di Torino, nel 2006 – ricorda Rocca –. Avevo il cuore in gola, come non mi era mai successo durante una gara, non tanto per quello che ho letto e giurato davanti a milioni di persone, ma per l’orgoglio di sentirmi vero portatore della bandiera italiana.

Da bambino non immaginavo di poter diventare un campione: non ero un fuori classe, c’erano ragazzini molto più bravi di me. La volontà e l’impegno, però, mi hanno aiutato. Io sono un atleta costruito, sono arrivato al successo con tanto, tanto lavoro. Tutto si può fare, tutto si può avere, l’importante è crederci”. 

 

I BOMBER DELLA PALLANUOTO: CAMPIONI DI BENESSERE

I BOMBER DELLA PALLANUOTO: CAMPIONI DI BENESSERE

Bottega Verde si tinge di azzurro e accompagna due giovani campioni sotto la doccia. Due orgogli del Settebello, la Nazionale Maschile di Pallanuoto, sono fan dei prodotti per la cura della persona di Bottega Verde e hanno scelto di coccolarsi con la nuova Linea Uomo: si tratta di Andrea Fondelli e Niccolò Figari, pallanuotisti della ProRecco.

Andrea Fondelli, classe 1994, miglior giocatore del mondo nel 2013, è stato scelto dal CONI e da UnipolSai per rappresentare la pallanuoto nel team Young Italy alle Olimpiadi di Rio 2016.

Niccolò Figari, classe 1988, difensore con la spiccata propensione ai gol, vanta il Collare d’Oro al merito sportivo, la più alta onorificenza conferita dal CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano).

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Sacrificio, passione e costante ricerca della qualità sembrano i punti fermi di Andrea e Niccolò, che non lasciano al caso nemmeno la scelta dei prodotti beauty: la fragranza Man Style di Bottega Verde, col suo mix di note coinvolgenti, dai toni freschi degli agrumi a quelli caldi delle spezie e della mirra, rispecchia al meglio la grande personalità dei due atleti.

PROFUMO

Andrea Fondelli ha scelto Shampodoccia Relax-Action della Linea Uomo + Sport che, con ingredienti tonificanti e rinfrescanti come la menta, contrasta il rischio di disidratazione di pelle e capelli a cui è esposto a causa della prolungata permanenza nell’acqua carica di cloro.

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Giusto compromesso tra praticità e rilassamento istantaneo, lo Shampodoccia Relax-Action è la soluzione ideale per detergere e tonificare la pelle tra un allenamento e una partita con la Nazionale, con la quale agli scorsi Europei di Budapest i due sportivi hanno ottenuto la medaglia di bronzo.

GEL

Per iniziare la giornata con una buona carica mattutina, i due campioni scelgono Uomo Fresh Power Gel da Barba emolliente all’Aloe, che permette una rasatura facile e veloce e lascia sulla pelle una piacevole sensazione di fresco. L’Aloe, infatti, esercita un’azione lenitiva, idratante, emolliente, dermoprotettiva e calmante sui tessuti infiammati.

Dopo giornate trascorse in acqua, i due campioni del Settebello hanno bisogno di prodotti pratici e delicati, utilizzabili anche più volte al giorno, per presentarsi al meglio in occasione degli impegni sociali che li attendono fuori dalla piscina. I campioni infatti, sono impegnati anche a livello sociale: Andrea Fondelli, ad esempio, è testimonial di importanti associazioni impegnate nel promuovere prevenzione e ricerca contro gravi malattie del midollo e dell’apparato genitale maschile.

Niccolò e Andrea rappresentano un esempio di sport “pulito” e salutare Made in Italy, un modello che siamo orgogliosi di poter esportare in tutto il mondo.

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LO SCIATORE ROSSO VELOCE COME UNA FERRARI

LO SCIATORE ROSSO VELOCE COME UNA FERRARI

La velocità non è pericolosa. Più forte vai, prima raggiungi il punto in cui sei finalmente al sicuro. Nel 1954, questo era il mantra di Maurice Trintignant, pilota automobilistico francese di Formula 1. A distanza di sessant’anni, questo motto risulta attualissimo nel descrivere Simone Origone, il campione mondiale di sci di velocità. Si tratta dell’ex chilometro lanciato (KL), nome con cui lo stesso sportivo ama continuare a definire questa disciplina: specialità sciistica che consiste nello scendere da un pendio in forte inclinazione nel minor tempo possibile. Tale pratica non è ancora riconosciuta a livello olimpico, ma al giovane atleta della nazionale italiana, membro della FISI (Federazione Italiana Sport Invernali), ha portato grandi vittorie, gioie e riconoscimenti. Origone è vincitore di cinque titoli mondiali, otto vittorie nella classifica finale di Coppa del mondo e 31 successi di tappa. L’ultimo successo? Il Mondiale di velocità di Pas De La Casa/Grandvalira, ad Andorra, in cui conquista la medaglia d’argento, il 2 marzo 2015.

FOTO 11Origone, classe 1979, è valdostano, originario di Champoluc; nella sua carriera si possono riscontrare anche momenti difficili, ma ciò non gli ha impedito di stabilire 2 record mondiali in questa disciplina. Il primo lo raggiunge, a Les Arcs, nel 2006 con una velocità di 251,400 km/h e, otto anni dopo la straordinaria impresa, supera il suo stesso record: 252,454 km/h, a Vars in una pista con un dislivello di 495 metri, una pendenza massima del 98% con una media del 52%, una lunghezza pari a 1220 metri, con partenza da 2715 metri e arrivo a 2220 metri.

Origone è l’uomo più veloce del mondo senza l’ausilio di un motore. I successi dello sciatore sono frutto del talento, dell’allenamento e dell’utilizzo di una strumentazione innovativa: una tuta rossa come la Ferrari, ricoperta in PVC e liscia come l’aria, un casco lunare da cui si vede poco, scarponi numero 49 e sci lunghi 238 centimetri e pesanti 14 chilogrammi per essere stabile in pista. Un equipaggiamento creato e testato nella Galleria del vento da Simone Origone, a Cervinia, in Valle d’Aosta, regione in cui è nato e dove ha iniziato a muovere i primi passi della sua carriera.

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QUANDO LA PRIMA VOLTA SUGLI SCI?
Come per tutti i bambini che abitano in montagna, intorno ai 3 anni. A Champoluc, in Valle d’Aosta dove vivo ancora adesso. Mio papà ha fatto l’allenatore per trentacinque anni, quindi non vedeva l’ora di mettermi sugli sci. In famiglia, siamo tre fratelli e una sorella, e più o meno abbiamo iniziato tutti alla stessa età. Lui ci ha trasmesso la passione per lo sci.

TUO PADRE HA AVUTO UN RUOLO FONDAMENTALE PER LA TUA CARRIERA?
Lui è stato allenatore di bravi campioni, come Tiziano Bieller, che si è infortunato da giovane e nonostante ciò ha vinto un titolo mondiale assoluto nello slalom. Fin da bambini, mio padre ci ha parlato di campioni come Piero Gros, Gustav Thoeni, Jean Claude Killy. Quando sei piccolo sciare è un gioco, un divertimento. A scuola, in prima elementare eravamo sei alunni, e più o meno tutti frequentavamo lo sci club. Per mio padre era fondamentale che andassi a sciare e ad allenarmi.

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COM’È NATA LA TUA PASSIONE PER LE DISCIPLINE VELOCI, E IN MODO PARTICOLARE PER IL CHILOMETRO LANCIATO?
Crescendo la passione per lo sci è aumentata. Ho iniziato a fare le gare, come tutti i bambini, nel circuito per i baby, e ho praticato il gigante, il gigante slalom, poi il sub gigante slalom Super-G, e intorno ai 15/16 anni anche la discesa libera. Col tempo mi sono appassionato di discipline veloci grazie a Bruno Seletto, che mi ha allenato quando gareggiavo per lo sci club Cervino. È stato lui a propormi questa disciplina raccomandandomi di tenerla in considerazione il giorno in cui avessi smesso lo sci alpino.

QUANDO HAI INIZIATO A PRATICARE LO SCI DI VELOCITÁ A LIVELLO PROFESSIONALE?
Nella stagione 1998/1999, intorno ai 18/19 anni, sono entrato nel Centro Sportivo Esercito, ma a causa di problemi di salute sono stato congedato. Io avevo vissuto da sportivo per anni, per cercare di emergere nello sci alpino, e di colpo ho capito che non avrei potuto continuare: che le gare erano finite. È stato un momento difficile. Allora sono partito, e per 3/4 anni mi sono dedicato completamente al corso da guida alpina, ma gareggiare sugli sci mi mancava. Avevo la curiosità del chilometro lanciato, così sono stato in Francia per provare un allenamento. Da lì è iniziato tutto. Ora il chilometro lanciato è una parte integrante della mia vita. È molto importante, anche se non vivo di questo in quanto sono maestro di sci, guida alpina ed elisoccorritore.

Skipass. Festa degli Azzurri  Simone Orrigone KL Modena, 30 ottobre 2014

QUANDO SEI ENTRATO IN FISI?
Nel 2003 ho provato a fare il chilometro lanciato in FISI. Successivamente mi sono iscritto a una gara di materiale di serie, una disciplina simile al chilometro lanciato in cui l’atleta pratica la discesa libera con tuta e casco normali, vincendo e sfiorando il record del mondo in quella categoria. Il direttore tecnico della nostra squadra, Alberto Monticone, chiese a me e all’amico con cui avevo partecipato a questa gara se fossimo interessati a fare degli allenamenti e a provare a entrare nella squadra di KL. Così, dal 2004, ho iniziato a partecipare a tutte le gare di sci di velocità passando alla categoria maggiore e vincendo la mia prima Coppa del Mondo.

CI SI ABITUA ALLA VITTORIA?
Ci sono dei momenti in cui mi sento in forma, tutto diventa facile e vinco. Ho avuto periodi in cui potevo fare quello che volevo: il giorno prima della gara uscivo a divertirmi, tornavo alle quattro del mattino, e il giorno seguente vincevo la competizione. Il problema è quando sei in crisi e devi uscirne per tornare a vincere. Bisogna capire dove si sta sbagliando. Una sconfitta la ricordo per molto più tempo rispetto a una vittoria, perché brucia per mesi o magari anche per anni. Il trionfo è molto più facile da gestire. A vincere non so se ci si abitua.

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QUALE ALLENAMENTO SVOLGI PER ESSERE SEMPRE IN FORMA E PREPARATO ALLE GARE?
Solitamente mi alleno sei giorni alla settimana. In media, quando non scio, frequento la palestra due ore tutti i giorni, mentre quando pratico l’allenamento sportivo sugli sci aggiungo 1/1.30h alla preparazione. In inverno, mi alleno sempre tre ore. In estate faccio la guida alpina in alta montagna, cammino tantissime ore con i clienti e per la mia disciplina è un po’ controproducente perché fare uno sforzo lungo e lento provoca un calo del peso, della massa muscolare e della forza. A me piace molto fare sport di resistenza. Uso la mountain bike e mi esercito con i pesi per mantenere la forza.

PER UNO SPORTIVO È MOLTO IMPORTANTE L’ALIMENTAZIONE?
L’alimentazione è importantissima per ottenere la forza e la massa che serve. Se non mi nutro correttamente l’allenamento non funziona e non ho i risultati che spero. Assumo molte proteine, molti carboidrati, e ho una reintegrazione equilibrata in orari precisi. Per allenarmi bene devo stare sempre nello stesso posto: quando sono a casa riesco a mangiare come un orologio svizzero. Il problema è quando inizio a viaggiare per impegni, allora comincio a nutrirmi in orari differenti e tutto risulta più complicato.

TI ALLENI CON I TUOI COMPAGNI?
Io mi alleno da solo o con mio fratello, con il quale condivido la stanza durante le gare, in quanto al momento non ho un allenatore che segue la mia preparazione. Con mio fratello, ci alleniamo nella stazione di Champoluc dove abitiamo, dato che il monte Rosa Ski ci dà la possibilità di salire sulle piste prima che aprano al pubblico, e riusciamo a fare quattro o cinque prove su pista. A volte trascorriamo giornate intere a Cervinia o a Les Arc, in Francia, per degli allenamenti veri. Sono i più proficui. Due o tre volte all’anno, ci alleniamo con la squadra, anche se è difficile far combaciare gli impegni di tutti e sette i componenti del team.

OLTRE ALLA CONCENTRAZIONE E ALLA PREPARAZIONE ATLETICA COS’ALTRO REPUTI IMPORTANTE PER VINCERE UNA GARA?
La positività, anche se qualche volta è difficile trovarla. Essenziali sono pure i materiali: bisogna curare tutti i minimi particolari, tutto deve essere al massimo. È molto importante l’aerodinamica, come in Formula 1. In Formula 1 non basta il pilota migliore, c’è bisogno anche del materiale migliore. Se non hai una strumentazione adeguata difficilmente raggiungi un record o una vittoria.

COS’È PER TE LA VELOCITA’?
La velocità mi piace, mi affascina, e sugli sci cerco di andare il più veloce possibile.

CHE EFFETTO TI FA SENTIRTI DEFINIRE ‘L’UOMO PIU’ VELOCE DEL MONDO’?
Mi dà tanta soddisfazione e ripaga dei tanti sacrifici che faccio. Io mi definirei fortunato.

CHE COS’È PER TE LA PAURA?
La paura è un sentimento umano e normale, che tutti hanno. E quindi è giusto averla ogni tanto.

DURANTE LE COMPETIZIONI DI KL NON HAI PAURA, TI VIENE PRIMA. NELLA VITA DI COS’HAI PAURA?
Di invecchiare.

DOVE TIENI I TUOI TROFEI?
La maggior parte dei miei trofei sono all’Hotel Sertorelli, a Cervinia. Ci sono le mie 8 coppe del mondo e 5 medaglie mondiali. Il resto lo conservo a casa.

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QUANTO CONTA LA FREDDEZZA? E QUANTO INCIDE IL CARATTERE NEL MOMENTO IN CUI SEI IN GARA?
È importante essere determinati, io sono una persona determinatissima. Nel momento in cui voglio una cosa lavoro fino a ottenerla. La freddezza in alcuni frangenti è importante, soprattutto in una disciplina come la mia, quando si vuole battere un record mondiale. Nel mio sport spesso l’istinto di conservazione frena, ma un vero campione deve superare questo limite e andare oltre per potersi davvero distinguere. Nel chilometro lanciato non penso a rallentare, ma ad accelerare… forse è questo che mi distingue.

Simone Origone è uno sportivo che ha fatto della velocità la sua arma vincente, che non può permettersi di rallentare ma deve continuare a dare gas, proprio come una Ferrari, per regalare nuovi record e nuove vittorie a se stesso e all’Italia, nazione che lui rappresenta sempre con onore.

Clementina Speranza e Simone Lucci

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L’ADDIO ALLE GARE DEL PIU’ GRANDE CAMPIONE ITALIANO

L’ADDIO ALLE GARE DEL PIU’ GRANDE CAMPIONE ITALIANO

Sei titoli mondiali, 4 Europei, 10 Coppe del Mondo Assolute, 59 vittorie in Coppa del Mondo, 57 in Singolo, due ori, un argento e tre bronzi alle Olimpiadi, per un totale di sei medaglie olimpiche consecutive. Nessuno prima di lui è mai riuscito in un’impresa come questa. Lui è Armin Zoeggeler, il più grande slittinista in singolo, il migliore al mondo. Di recente ha ricevuto anche il premio come miglior atleta dell’anno F.I.S.I. 2014.

L’ultimo riconoscimento che ha ricevuto è stato il Cristallo d’Oro 2014, durante Skipass a ModenaFiere, l’evento che inaugura l’apertura della stagione degli sport invernali, inoltre l’Arma dei Carabinieri lo ha recentemente nominato Maresciallo.
Il pluri campione nasce a Merano il 4 gennaio 1974, cresce a Foiana in Alto Adige. Lui stesso si racconta e svela i progetti per il futuro in questa intervista.
Con voce emozionata, ha annunciato il suo ritiro dalle competizioni durante la conferenza stampa, che si è svolta all’Expo Gate, in occasione della tappa milanese di FISI in tour. Il campione ha premesso che la decisione di allontanarsi dalle gare, nel momento più esaltante della sua carriera, è avvenuta dopo aver parlato con la famiglia, gli allenatori, il CONI e dopo aver riflettuto a lungo. Zoeggeler ha affermato che durante la sua lunga carriera ha sempre seguito l’istinto, la sensazione gli si è presentata al termine delle ultime Olimpiadi, e lui l’ha ascoltata. Ha ringraziato la Federazione e gli sponsor che l’hanno sempre sostenuto.
“Armin si contraddistingue per la sua razionalità, è il nostro più grande atleta di tutti i tempi”, afferma Carlo Mornati, vice segretario del CONI, anche lui presente ad applaudirlo.

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Hai annunciato il tuo ritiro come atleta di competizione, ti dedicherai ad allenare nuovi atleti, oltre che collaborare con la FISI per ricerca e sviluppo di nuovi materiali. Cosa bisogna trasmettere a un futuro possibile campione e a degli appassionati?
L’obiettivo è portare avanti la nostra disciplina, i nostri giovani e trovare i migliori materiali da mettere a disposizione degli atleti.
Desidero trasmettere la mia passione e la mia esperienza.

Quanto è pericoloso sfrecciare su uno slittino a 140 (o più) km orari?
Io dico sempre che non è così pericoloso. Un atleta deve essere preparato molto bene: quando si è ben preparati i rischi sono minimi.

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Che emozioni ti ha regalato la velocità?
Mi ha regalato molto. La scarica di adrenalina mi diverte, mi appassiona tantissimo andare preciso e veloce.

Cos’è per te la paura?
Lo dico sempre: “Paura” nel nostro sport è una parola sbagliata. È importante il rispetto per quello che si fa. Io ho sempre rispettato questo sport e ogni discesa, quando perdi il rispetto allora subentra la paura e di conseguenza il pericolo.

Quali sono le caratteristiche personali che ti hanno portato a vincere così tanto?
Precisione, disciplina, passione.

Come ti sei avvicinato a questo sport?
Con i miei genitori e più in generale con la mia famiglia, perché sono grandi appassionati di slittino.

Perché hai scelto proprio lo slittino tra tutti gli sport sulla neve?
Nel paese da cui provengo molte persone praticano slittino e da bambino imitavo i più grandi. Ho iniziato a 5/6 anni a praticare lo slittino su strada e ho partecipato a diverse gare fino a 14 anni. Poi ho deciso di praticare questa disciplina olimpica su pista artificiale.

Quando inizia la carriera professionistica?
A 14 anni sono entrato a far parte del team junior per slittare fino a 16/17 anni, poi in squadra A, dove ho praticato questo sport a livello professionale.

Come ti preparavi fisicamente e mentalmente a una gara?
La preparazione inizia in estate, prima della gara mi concentro sulla pista perché bisogna conoscerla perfettamente a memoria. È necessario programmare ogni movimento che cambia la traiettoria dello slittino. La partenza è fondamentale, mentre la parte mentale è supportata dalla memoria visiva della pista.

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Quali sono i tuoi punti forti e deboli (se ci sono) in pista?
Il mio punto forte è la discesa, il debole è invece la partenza, negli ultimi anni non sono stato in grado di partire così veloce come i miei avversari.

L’allenamento è uguale durante l’anno, per le competizioni olimpiche, per i mondiali, o modifichi qualcosa?
Si inizia l’allenamento e la preparazione durante l’estate e si continua durante l’inverno quando si va sulla pista ghiacciata. L’allenamento a secco è un po’ noioso, ci si allena con i pesi, mentre sul campo sportivo si simula la partenza, che è un momento fondamentale durante le competizioni. Quando slitto su ghiaccio mi concentro e cerco di farlo nel miglior modo possibile.
Con l’esperienza ho cercato un sistema che mi portasse avanti nella mia disciplina.

Hai praticato qualche altro sport?
Io sono cresciuto sulla slitta e ho praticato pochissimo altri sport. Un po’ di atletica leggera, di calcio e snowboard.

Che effetto ti fa sentirti definire “una leggenda”?
Sicuramente mi fa molto onore, ma io non mi sento come una “leggenda”, lascio però che mi definiscano così.

E tu come ti definiresti?
Molto disciplinato, serioso e allegro quando sono fuori delle piste.

Cos’è per te il lusso? Il tuo lusso
Il lusso è la salute. Quando non è buona mi rendo conto di quanto sia importante. Il mio lusso è che sono sano e che ho una famiglia sana.

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Arianna Eleonora Fiorini

SKIPASS A MODENA FIERE INAUGURA L’INVERNO

SKIPASS A MODENA FIERE INAUGURA L’INVERNO

È risaputo che lo sport è benefico per la salute e migliora la qualità di vita. Previene e cura disturbi di diversa natura, mantiene in forma e diminuisce lo stress perché produce un aumento dei livelli di serotonina, un neuro trasmettitore definito l’ormone della felicità.
È arrivato l’inverno e le attività sportive più gettonate sono quelle sulla neve: sci e snowboard.
A presentare le ultime novità dell’universo degli sport per la stagione fredda, è stata la 21esima edizione di un evento annuale che si è svolto dal 30 ottobre scorso al 2 novembre a ModenaFiere.
Nei 15 mila metri quadrati degli spazi fieristici, erano presenti stands di brands sportivi: coloratissime tavole da snowboard e sci per tutti i gusti, non sono mancati scarponi, attacchi, mascherine, occhiali e caschi.
La Hacker USA ha proposto outfit fashion dalle tinte vivaci, sia per le piste che per il tempo libero.
Attualissimi e innovativi i tessuti tecnologici termici della linea Fight Cold, presentati dall’azienda giapponese Mizuno, che ha inventato un particolare underwear adatto alle temperature più basse: Breath Thermo, che produce calore tramite una fibra creata appositamente dalla ricerca giapponese.
La Salomon invece propone un total look contemporaneo per uomo, donna e bambino, con tecnologia Motion Fit, che unisce confort, estetica e ripara dai diversi climi.
L’azienda Fisher Sport, conosciuta a livello internazionale nel settore dello sci nordico, festeggia i suoi 90 anni sul mercato e ha presentato la nuova tecnologia Vacuum, che alla forma del piede, adatta lo scafo dello scarpone per lo sci da discesa e alpinismo, regalando così allo sportivo un totale confort.
Ranger 96, propone un nuovo sci dal nucleo in legno, che pesa il 25% meno rispetto ad altri, ma la compattezza e la capacità di torsione restano invariate.

La Gabel presenta tre modelli nuovissimi di bastoncini:

X-Cursion Vario, resistente, rigido, leggero e in carbonio,
G-Force Carbon, con tecnologia Gabel Click, che permette di sganciare  velocemente il passamano,
Silverster, che mantiene tecnica e qualità, a un prezzo moderato.

L’austriaca Atomic, che continua a capeggiare le vendite mondiali di scarponi, propone Hawx 2.0, che aggiunge un additivo alla modellatura a caldo: Memolink che regala una calzata personalizzata e permanente in soli 12 minuti. Tra le molteplici novità presentate propone lo sci Cloud Eleven Arc, sviluppato appositamente per le sciatrici, con struttura a “V” e dallo stile elegante.

A Modena Skipass, inoltre, suggerimenti di vacanze e idee di attività sulla neve. Il nuovo trend? Passare le vacanze in località sciistiche, senza però praticare sport, ma turismo enogastronomico d’autore, relax, e wellness.
Tra i luoghi nord americani più famosi era presente per la prima volta lo stand di Mammoth Lakes (California), considerato tra i 10 luoghi top per le vacanze bianche, nel suo programma non solo i classici sci e snowboard, ma anche lo snowmobiling (escursioni in motoslitta) e il dogsledding (slitte trainate dai cani).
Il Matching Day, riservato agli operatori del settore turistico bianco, ha permesso meetings tra espositori e buyers provenienti dal territorio italiano e dell’Europa dell’Est.
Inoltre, aperti ai visitatori: meeting, conferenze, convegni e workshop per aumentare le conoscenze sulla montagna.

foto4Sulla pista innevata presente all’esterno, maestri di sci dell’Emilia Romagna, si sono resi disponibili gratuitamente per le lezioni ad adulti e bambini, lezioni e attrezzature per i vari tipi di discipline sciistiche Non sono mancati, inoltre, la pista per il pattinaggio sul ghiaccio, le pareti da arrampicata sportiva come la ruota girevole: il rotor e la boulder, che sono costruzioni specifiche per questo particolare sport.

Il simulatore di sci e snowboard Sky Tech VR, ha permesso al visitatore la scelta fra tre piste per provare l’ebrezza di un match in pista: slalom, slalom gigante e quella di Sochi per i più esperti.

Si sono svolte competizioni internazionali attesissime, come lo Snowboard Rail Jam, che ha visto un podio di atleti italiani capitanati da Marco Grigis. Mentre per gli amanti del freestyle, il torneo Street Fighter, vinto da Dennis “Bonus” Leontyev proveniente da San Pietroburgo.

Skipass ha promosso eventi sportivi dedicati anche ai diversamente abili, con la Giornata Paraolimpica che si è svolta il 31 ottobre.

Skipass. Festa degli Azzurri  sci alpinoModena, 30 ottobre 2014

Alla fiera di Modena hanno partecipato gli atleti F.I.S.I. (Federazione Italiana Sport Invernali) e la leggenda dello sport italiano Armin Zoeggeler, il più grande slittinista in singolo.

55Presente anche Simone Origone, l’uomo più veloce del mondo, che ha stabilito nel 2014 il nuovo record nel Kilometro Lanciato: 252,454 Km orari.

Due novità importanti sono state annunciate durante la conferenza stampa della F.I.S.I. di giovedì 30 ottobre a Skipass, una dal Presidente del Coni Giovanni Malagò, che riguarda l’aumento di fondi stanziati dal CONI al mondo degli sport olimpici: 20 milioni di euro.

L’altra è stata annunciata dal Presidente della FISI Flavio Roda. “La Federazione sta portando avanti un progetto a livello nazionale. L’obiettivo è coinvolgere gli studenti e gli insegnanti di educazione fisica e avvicinarli alla preparazione delle discipline invernali, all’educazione ambientale e all’alimentazione, con stage intensivi nei luoghi di allenamento degli atleti e a stretto contatto con i campioni”, precisa Roda.

Educare la gioventù ai valori dello sport, già dalla scuola obbligatoria, è sicuramente il modo migliore di scoprire nuovi talenti, che nel futuro potanno essere d’esempio come lo è Armin Zoeggeler, ed è anche un modo di preparare le basi per una società migliore.

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Arianna Eleonora Fiorini

UN FISIOTERAPISTA ITALIANO ALLA CORTE DEL PRINCIPE DI MONACO

UN FISIOTERAPISTA ITALIANO ALLA CORTE DEL PRINCIPE DI MONACO

Non è una novità che il Made in Italy sia apprezzato all’estero. Possiamo parlare dell’ennesima fuga di cervelli: lui è Nicola Sasso, per 6 anni fisioterapista della Nazionale Italiana di Sci e per 5 anni nel mondo del calcio, presso il settore giovanile della Juventus. Nel maggio 2013 ha firmato un contratto biennale con il principato di Monaco per seguire la campionessa Alexandra Coletti. “Avevo ancora un anno di contratto con la Nazionale Italiana, ma mi affascinava l’idea di un’esperienza all’estero – riferisce Sasso –. Alexandra Coletti è una grande atleta, mi ha chiesto di lavorare per lei e la sua proposta non si poteva rifiutare. Insieme proveremo a toglierci tante soddisfazioni. Come suo fisioterapista avrò il compito di farla stare bene, preservare la sua salute e aiutarla nella preparazione atletica in cui è seguita da un professionista austriaco. Sarà una bella avventura”. Sasso assisterà Alexandra per tutta la coppa del mondo e sarà il suo angelo custode durante la rassegna olimpica.

fisio1La campionessa monegasca ha infatti cambiato staff e in previsione delle olimpiadi invernali, a Sochi il prossimo febbraio, ha puntato su un team tutto italiano: David Fill come allenatore, Luigi Parravicini come skiman e Nicola Sasso, appunto, come fisioterapista.

Nicola Sasso ha 35 anni, è professore di educazione fisica, dottore in Scienze motorie,  laureato in Fisioterapia, Preparatore atletico F.I.G.C., a Coverciano, e vanta un master in “Preparazione atletica” presso l’Università C. Bernard di Lione, dove ha avuto il primo approccio con la lingua francese.

“Alexandra parla francese, inglese, tedesco e anche italiano – precisa Sasso –, quindi riusciamo a comunicare senza problemi, e nei lunghi trasferimenti, tra un allenamento e l’altro, mi aiuta a perfezionare il mio francese. E’ un modo costruttivo e divertente per passare il tempo durante i nostri viaggi”.

Lo Ski Team è appena tornato in Europa dopo 20 giorni di allenamento in Cile, terminato in anticipo per un infortunio della Coletti. “Alex è caduta durante un allenamento in gigante e ha subito un’avulsione malleolare, una piccola frattura al perone, ma ha recuperato in tempo record e dopo 19 giorni è tornata a sciare”. La forza di volontà dell’atleta del Principato e le cure del giovane ed esperto fisioterapista, soprannominato dai suoi pazienti “Miracle man”, sono risultate efficaci. Sasso quindi continuerà a gestire la salute della campionessa, che ha già subito numerosi interventi chirurgici alle ginocchia e alla schiena.

fisio2“Il recupero nasce dalla testa. Ottimismo e positività sono ingredienti fondamentali della ricetta segreta”, spiega il fisioterapista. Tra i recuperi prodigiosi anche quello della campionessa bresciana Nadia Fanchini, quando Sasso era ancora in FISI. “Nel 2010, prima delle Olimpiadi di Vancouver, Nadia si lesiona entrambe le ginocchia: rottura dei legamenti crociati, lesione del muscolo gastrocnemio e del muscolo popliteo – racconta Sasso –. La Franchini torna sugli sci nel 2011 durante la tappa di Coppa del Mondo di Cortina d’Ampezzo, ma sfortunatamente cade e si rompe nuovamente il legamento crociato anteriore. Sembra la fine della sua carriera. Segue poi un lungo periodo di riabilitazione dove le ore di fisioterapia superano di gran lunga quelle sugli sci.   

fisio3Questa odissea non frena in Nadia la voglia di tornare protagonista e, ai Mondiali di Schladming, lo scorso febbraio, vince la medaglia d’argento in discesa libera dietro la francese Rolland”.
Una bella storia di sport che Sasso ricorda con la gioia e con il sorriso che lo contraddistinguono. Perché, asserisce: “la terapia del sorriso potenzia gli effetti delle cure”.
“Ogni persona ha un tallone d’Achille, un punto debole – spiega . Dipende essenzialmente dall’assetto posturale: con una corretta anamnesi si può comprendere dove le tensioni vanno ad accumularsi. Quello è l’anello debole della catena muscolare.
Con un lavoro individualizzato si crea un programma fisioterapico ad hoc. Come fa il sarto, che cuce un abito su misura.
Bisogna creare, attraverso l’allungamento di alcuni muscoli e il rinforzo di altri, un nuovo equilibrio posturale dove le sollecitazioni vengano assorbite al meglio senza creare disfunzioni e dolore. Il trattamento individualizzato tiene conto anche degli infortuni pregressi dell’atleta: gran parte degli infortuni nello sport (il 25% nel calcio, nello sci anche di più) sono delle recidive. Il lavoro fisioterapico quindi deve essere individualizzato per evitare le ricadute.
Oltre a essere individualizzato il lavoro deve essere sport-specifico. Ogni sport ha degli infortuni e dei disturbi tipici: il tennis le tendiniti al gomito, la pallavolo le problematiche di spalla. Nello sci vengono colpite la zona lombare (lombalgie, protusioni ed ernie) e le ginocchia (problematiche legamentose e meniscali). Lavorare in quella direzione aiuta a salvaguardare l’integrità fisica dell’atleta.
Uno sciatore può essere forte, veloce, resistente, ma se è infortunato o ha dolore difficilmente riuscirà a vincere. Per questo credo che anche la preparazione atletica debba essere mirata alla prevenzione: troppa gente si allena male e si fa male.
Tanti sportivi si allenano in base a modelli standard e questo è sbagliato, perché ogni atleta ha una diversa struttura fisica, una storia curriculare diversa e diverse esigenze. Ancora troppi atleti seguono le mode dell’allenamento e non fanno quello che realmente è necessario al loro fisico o, peggio, copiano l’allenamento del campione che magari ha vinto l’anno precedente.
fisio4A volte i preparatori tralasciano la prevenzione nei loro programmi d’allenamento. Io preferisco preservare l’integrità fisica e lo stato di salute. Questo permette la continuità d’allenamento, che offre importanti vantaggi: uno sviluppo fisico costante e armonioso, un miglioramento delle capacità condizionali e coordinative, un costante perfezionamento tecnico – tattico e, da non sottovalutare, un rinforzo della componente psicologica (perché, dopo un brutto infortunio, mentalmente è difficile dare subito il 100%, e nello sci… chi ha paura non può vincere, dato che vince chi frena meno).
Su questi temi sto scrivendo un libro – conclude Sasso –. L’atleta e la sua salute sono il fulcro di tutto il lavoro. Io non mi occupo di sci, ma di chi scia, nel caso specifico della monegasca Alexandra Coletti”.
Un fisioterapista “azzurro” alla corte del Principe di Monaco.
Una bella storia di sport che sembra una fiaba. E chissà se a palazzo, oltre al lavoro, l’affascinante fisioterapista incontrerà anche la sua principessa.

                                                                              Clementina Speranza