Dolore addominale, meteorismo, gonfiore e irregolarità sono i principali sintomi che caratterizzano della Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS). Una patologia di per sé non grave, ma con importanti ripercussioni sulla vita sociale e affettiva del paziente. La diagnosi non di rado è tardiva, perché inizialmente sottovalutata dagli stessi pazienti e perché i suoi sintomi sono spesso contrastati in modo inadeguato con un casuale, inefficace e a volte dannoso “fai da te”.

Per analizzare la considerevole dimensione socio-sanitaria di questa patologia, il Censis ha condotto un’indagine qualitativa con particolare riferimento a una delle sue forme più diffuse. Lo studio è stato condotto per mezzo di otto interviste qualitative a pazienti con IBS-C diagnosticato e in cura presso altrettanti centri specializzati nella cura di questa condizione distribuiti tra nord, centro e sud.

In generale l’IBS si presenta frequentemente in tutte le fasce d’età con una lieve diminuzione all’aumentare dell’età ed è maggiormente frequente nel sesso femminile. Inoltre, esistono potenziali fattori di rischio sia di natura somatica, come la celiachia e le infezioni intestinali, che psicologica, come lo stress. I sintomi sono ben definiti: dolore, gonfiore e stipsi o diarrea. Più nello specifico l’incidenza dell’IBS associata a costipazione (IBS-C) si stima intorno al 25 per cento dei soggetti con IBS.

In Italia sono pochi gli studi epidemiologici sull’IBS e in particolare sono del tutto assenti quelli condotti nell’ambito delle cure primarie. Proprio in questo contesto la SIMG, Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie, ha realizzato un report dal titolo “Sindrome del colon irritabile in assenza o presenza di costipazione: uno studio in medicina generale”. Ecco alcuni dei dati che emergono dallo studio.

Dati di prevalenza per sesso ed età
IBS. La prevalenza dell’IBS è del 3,5%, più elevata nel sesso femminile rispetto al maschile (4,49% contro il 2,45%) e senza particolari differenze per le fasce d’età, a eccezione della fascia di età inferiore e degli ultra 85enni. In particolare, i dati SIMG rilevano un picco tra i 45 e i 54 anni con un’incidenza maschile del 2,83% e una femminile del 5,25%. L’inferiore numero di casi nelle fasce d’età più giovani dipende da una presa in carico ancora parziale della popolazione adolescente da parte della medicina generale, mentre i grandi anziani sembrano incorrere meno nella patologia a causa della loro maggiore istituzionalizzazione che quindi può non essere più di competenza del medico di medicina generale. Questi dati sono in linea con quanto presente in letteratura, nonostante stime più recenti (11,5%) indichino un certo livello di sottostima della registrazione della diagnosi. Non è infatti da escludere, per questa tipologia di problema, il frequente ricorso diretto alle farmacie.

IBS-C. Per quanto concerne la prevalenza di IBS-C nella popolazione generale il dato è dello 0,07% con un andamento per sesso ed età simile a quello dell’IBS. In particolare i dati SIMG rilevano un picco per i maschi tra i 75 e gli 84 anni con un’incidenza dello 0,10% e per le donne tra i 65 e i 74 anni dello 0,16%. Il dato dell’IBS-C mostra che la costipazione è presente nel 2,07% dei pazienti con IBS relativamente al periodo 1998-2014.

Per un 5 per cento dei pazienti (circa 50 mila in Italia) i sintomi della sindrome del colon irritabile con costipazione (IBS-C) sono talmente gravi da risultare invalidanti e pericolosi per lo stato di salute generale. “Occorre più attenzione da parte dei medici di medicina generale. Le nuove molecole danno un sollievo importante da dolore e costipazione, ma non sono ancora dispensate dal Sistema sanitario nazionale”, puntualizza Enrico Stefano Corazziari, Professore Ordinario di Gastroenterologia presso La Sapienza-Università di Roma, che abbiamo intervistato.

Che tipologia di sintomi riportano questi pazienti definibili come gravi?
Sicuramente costipazione e un dolore addominale così forte da creare sofferenza e allarme. Non a caso si registrano numerosi accessi al pronto soccorso.

In questi casi, se non trattati, sono possibili complicanze?
Sicuramente. La ritenzione delle feci produce erosione della parete del colon, possibili ostruzioni con necessità di interventi chirurgici d’emergenza per rimuovere ostruzioni e curare perforazioni intestinali. Il rischio è tanto maggiore quanto è maggiore l’età del paziente, soprattutto se sono presenti altre patologie legate all’età come ipertensione, diabete e malattie cardiovascolari. In questi casi anche un’IBS-C meno grave diventa pericolosa se associata ad altre condizioni. Spesso, infatti, le terapie per patologie preesistenti possono avere un impatto negativo proprio sulla salute gastrointestinale.

Le conseguenze di un’IBS-C possono anche essere psicologiche. È corretto?
Sì. La patologia in genere insorge da bambini e questo spinge il soggetto sin da piccolo ad abituarsi alla malattia, spesso influenzando negativamente le sue relazioni sociali: l’insorgere del dolore è infatti imprevedibile. Ma l’isolamento può provocare depressione. Si dice spesso che questa patologia è psicosomatica: in realtà è più frequente che sia il corpo a influenzare la mente.

Nell’IBS-C c’è maggiore rischio di incorrere in patologie gravi, come il tumore al colon?
Fortunatamente no. Tuttavia, è una patologia che può confondere persino i medici e portare a diagnosi sbagliate. Ad esempio sappiamo che in questi pazienti c’è una maggiore incidenza di interventi chirurgici addominali inappropriati: nel ricercare la causa del dolore si sottopone il soggetto a interventi come la colecistectomia, l’isterectomia o l’appendicectomia. L’altro problema è che nell’IBS-C il paziente tende a convivere con la sintomatologia e quindi fa scarsa attenzione ai sintomi addominali. Così può capitare che, nel caso insorga una patologia importante come un tumore, il paziente tenda a ignorarne i primi sintomi ritardando la diagnosi.

Quanto passa mediamente dai primi sintomi alla diagnosi di IBS-C?
Dipende dall’esperienza del medico. Più è esperto, meno ha necessità di ricorrere a diagnosi per esclusione. Il primo step è la valutazione dei fattori di rischio per patologie gravi. A chi non ne ha, ma mostra i tipici segni dell’IBS-C, il medico dovrebbe limitarsi a prescrivere esami per escludere altre patologie: il test dell’intolleranza al lattosio, il test della celiachia e il dosaggio della calprotectina fecale per escludere una malattia infiammatoria cronica (morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa). Ai pazienti con più di 50 anni invece è comunque consigliata una colonscopia. Solo seguendo questi step si evitano costi inutili a carico del Sistema ed effetti iatrogeni prodotti da esami invasivi inappropriati.

Quanto conta, nella diagnosi, il ruolo del medico di medicina generale?
Moltissimo. Pensiamo che solo il 5 per cento dei pazienti con IBS-C si rivolge in prima battuta al gastroenterologo. Il medico di medicina generale dovrebbe quindi prestare grande attenzione ai sintomi del paziente, dedicandogli il tempo necessario. Inoltre il medico di base, a differenza del gastroenterologo, in genere conosce già il paziente e il suo stato di salute generale: questo dovrebbe aiutare.

Nell’IBS-C esiste un problema di automedicazione e di terapie inadeguate. Cosa comporta tutto ciò?
I principali sintomi dell’IBS-C sono stipsi e dolore addominale; tuttavia, i farmaci spesso prescritti dai medici stessi o scelti dal paziente in autonomia agiscono solo su uno dei due sintomi e tendono a peggiorare l’altro: un lassativo migliora la stipsi ma peggiore il dolore, un antispastico migliora il dolore ma peggiora la stipsi. L’alternativa fino a oggi era costituita dagli antidepressivi, con un’azione sul sistema nervoso centrale. Tuttavia, anche questi sembrano agire più sul dolore che sulla stipsi. Le nuove molecole oggi disponibili sembrano invece dare un sollievo importante su entrambi i versanti; tuttavia, hanno un costo a carico del paziente. In questo senso, e proprio per i pazienti più gravi, sarebbe importante che queste terapie fossero dispensate dal Sistema sanitario nazionale, magari su esclusiva prescrizione dello specialista.