Antibiotico-resistenza è la capacità tipica dei batteri di rendersi resistenti agli antibiotici. La resistenza agli antimicrobici (AMR-antimicrobial resistance) è un fenomeno in forte espansione e per questo divenuto un problema di sanità pubblica globale che riconosce cause diverse, prima tra tutte il crescente e inappropriato impiego di antibiotici. Non solo in sanità, ma anche nel mondo animale e nell’ambiente.
Finalmente un importante passo avanti per il trattamento delle infezioni da batteri Gram-negativi multi resistenti. Si tratta del primo inibitore delle beta-lattamasi non beta lattamico,
un’arma a disposizione nella lotta contro le antimicrobico-resistenze: un nuovo antibiotico, associazione di ceftazidima, cefalosporina di terza generazione e avibactam. L’Agenzia europea del farmaco (EMA), nell’Annual Report 2016, ha definito il nuovo antibiotico (ceftazidima/avibactam) una ‘terapia innovativa’ perché rappresenta una nuova opportunità di trattamento e un progresso per la salute pubblica adesso disponibile in Italia e dal 21 febbraio in regime di rimborsabilità.
“Avevamo estrema necessità di questo antibiotico perché attivo sulla famigerata Klebsiella resistente ai carbapenemici; è una prima soluzione a un grande bisogno insoddisfatto di antibiotici e, insieme ad altri antibiotici già arrivati o in arrivo, dimostra che la ricerca in questo campo non è morta – dichiara Claudio Viscoli, Direttore Clinica Malattie Infettive Università di Genova e Policlinico San Martino e Presidente della Società Italiana di Terapia Antinfettiva (SITA) –. Avere disponibile questa nuova opzione terapeutica per le infezioni da batteri Gram-negativi resistenti, tanto attesa dai clinici, può cambiare lo scenario”.
Il fenomeno della resistenza agli antimicrobici (AMR-antimicrobial resistance), conosciuta anche come antibiotico-resistenza, è diventato un problema drammatico, anche perché sono pochissime le nuove molecole scoperte negli ultimi anni mentre l’utilizzo di antibiotici in tutti i Paesi è in ascesa continua e spesso se ne fa un uso improprio. Basti dire che negli ospedali dell’Unione Europea oltre il 50% degli antibiotici viene usato senza che sia veramente necessario o in modo inappropriato; a ciò si aggiunge che in Europa il consumo di antibiotici specifici per il trattamento delle infezioni multi-resistenti è raddoppiato tra il 2010 e il 2014. Le sole infezioni ospedaliere causano ogni anno nel nostro Paese tra i 4 mila e i 7 mila decessi. Tutto ciò ha portato a considerare i batteri Gram-negativi come i ‘nemici numero uno’ della sanità pubblica, in particolare dei pazienti ospedalizzati.
“Al momento i problemi maggiori sono quelli causati da patogeni Gram-negativi multiresistenti, appartenenti alla famiglia degli Enterobacteri e ai generi Acinetobacter e Pseudomonas – spiega Claudio Viscoli – le strategie che si possono mettere in atto per controllare la loro diffusione, oltre allo sviluppo di nuovi e più attivi antibiotici, sono fondamentalmente 4: prima di tutto dobbiamo conoscere l’entità del fenomeno, quanto è diffuso e dove; certamente poi dobbiamo controllare la trasmissione da paziente a paziente di questi patogeni, tramite quello che viene chiamato ‘infection control’, a livello delle strutture sanitarie; terzo punto l’uso prudente e razionale degli antibiotici, per contrastare le infezioni e ridurre al minimo la pressione selettiva che seleziona i batteri resistenti, strategia nota come antimicrobial stewardship; quarto punto, infine, migliorare e rendere più rapida ed efficiente la diagnostica microbiologica”.